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domenica 24 luglio 2011

Il dragaggio del porto-canale / 2





Il problema, se così lo vogliamo chiamare, del dragaggio è nato con il porto stesso nei primi del '900, quando l'ing. Mati lo inaugurò nel 1907.
Nella sua relazione alla commissione delle Opere Pubbliche del Regno era scritto che la canaletta più stretta del bacino vecchio serviva "a dare impeto alla corrente del fiume" e a porre l'ingresso del porto in acque più profonde, ad una profondità di circa -7 metri, dove il mare in burrasca non rompeva o rompeva di meno di quanto avveniva alla vecchia foce ad estuario del fiume, in linea con le due spiagge a nord e a sud della stessa.

Il motivo di tale decisione era che tra la metà dell'800 e i primi del '900, periodo in cui si era praticamente formata la moderna flotta di paranze a vela sulle sponde del fiume, gli incidenti mortali alla foce erano stati molti e di conseguenza i pescatori acquartierati per lo più a Borgo Marina, a nord, in territorio di Castellammare Adriatico,  e nella Marina Sud, in territorio di Pescara, protestando con i notabili locali, spinsero per la costruzione del porto-canale.

La foce del fiume aveva costituito fino ad allora un comodo rifugio per le paranze a vela, ma con lo sviluppo del lavoro e del numero delle barche si erano moltiplicati gli episodi mortali: perchè alla bassa profondità della foce, in linea abbiamo detto con la spiaggia, si aggiungeva la violenza delle onde, in caso di mare in burrasca, in un misto di correnti contrarie l'una all'altra, quella del fiume e quella del mare, che rendeva oltremodo difficile l'ingresso nel fiume.

Se però la canaletta, che scorreva tra i due moli guardiani del nuovo porto lunghi circa 500 metri , risolveva il problema dell'ingresso, l'allargamento del bacino interno (vecchio) provocava un rallentamento della corrente e quindi la decantazione del fango, trasportato in sospensione. Funzionava un po', per semplificare, come un fucile, in cui nel bacino interno si preparava il colpo e con la canaletta si sparava l'acqua del fiume verso il mare.


E' bene ricordare che, come ci ha spiegato l'ing. Mario Russo, ex direttore dell'Istituto Idrografico di Stato di Pescara, l’unico dato quantitativo che c’è sulla quantità di torbide sospese trasportate dalla corrente del Pescara, quando già le dighe dell’ENEL erano attive da parecchi anni, è precisamente di una media di 1.030.000 t/anno di materiale secco (V. Annale Idrologico anno 1970). 
Cioè 1 milione e 30mila metri cubi all'anno. Di questi una piccola parte si fermava ogni anno nel bacino vecchio, il resto veniva "sparato" in mare dalla canaletta, dove ancora oggi c'è una velocità di 3/3,5 nodi.






Questa soluzione ha fatto sì che il porto abbia per tutto il secolo funzionato, assicurando comodità d'ormeggio e sicurezza di navigazione (ingresso) alle numerose barche che in tale periodo l'hanno popolato. Anche perchè l'ing. Mati aveva previsto la costruzione dei due moli su palafitte per evitare la risacca nel bacino vecchio.
Però la stazza e il pescaggio delle barche si andava modificando velocemente: dalle paranze a vela con chiglia quasi piatta, che entravano nel fiume senza problemi di fondali, perchè erano sufficienti quelli naturali del fiume stesso, si passava con gli anni a barche a motore con chiglie sempre più profonde e quindi bisognose di maggiori altezze d'acqua per manovrare.
L'ing. Mati aveva previsto per il bacino vecchio e per la darsena a sud dello stesso (che poi non fu realizzata) una profondità di -4 metri.

E quindi dopo i primi decenni del 1900 si presentò il problema del dragaggio del bacino interno dove i fanghi, trasportati dal fiume si erano man mano accumulati per effetto del nuovo assetto portuale. Il problema venne risolto con l'arrivo di una draga, che poi rimase fissa nel vecchio bacino. Non abbiamo foto della vecchia draga a cestelli, anche se ce la ricordiamo perfettamente, tranne che un particolare di una vecchia foto del porto, dove si intravvede appena, in alto sulla destra nel riquadro:



il porto ancora in costruzione



La draga a cestelli lavorava tutto l'anno dentro il bacino svuotando in una chiatta il fango depositatosi sul fondo, che una bettolina man mano portava al largo, svuotandone il contenuto. Contenuto che era, all'inizio del secolo, fango pulito del fiume ma che negli anni, a causa degli insediamenti abitativi e industriali della città e della vallata, diventava sempre più inquinato.

Ancora a fine '800, quando non esisteva l'acquedotto, gli abitanti della vallata del  Pescara, erano soliti bere l'acqua del fiume ricorrendo allo "zirro", una specie di imbuto di tela dove l'acqua del fiume veniva filtrata.
Allora tutti gli scarichi andavano al fiume ma purtuttavia la sua acqua era talmente pulita da essere regolarmente bevuta.
E ancora negli anni '50 e '60 eravamo soliti fare i tuffi nelle sue acque gelide dai due moli guardiani (nord e sud) nella canaletta, attraversandola a nuoto il più velocemente possibile a causa della forte corrente. A tutt'oggi ci pare difficile trovare qualcuno che abbia voglia di tuffarsi in quelle acque.

Ma per tornare al dragaggio, la manutenzione del bacino è continuata con regolarità fino agli ultimi decenni del '900, fino a quando la vecchia draga è andata in pensione.
Essa dragava circa 20.000 mc. all'anno (secondo l'Istituto Idrografico) e 50.000 (secondo il Genio Civile OO.MM. di Ancona) . Diciamo che erano minimo 20.000 mc. e massimo 50.000,  
dipendente dal fatto che il trasporto solido del fiume è variabile per le piogge, l'erosione degli alvei, etc...

Purtroppo da quando è andata in pensione la draga, la manutenzione del fiume è stata disattesa, tranne che per qualche dragaggio saltuario. E quella che in fondo era una manutenzione ordinaria come lo è quella degli asfalti o delle strutture delle strade e delle autostrade, come quella dei ponti, delle ferrovie, dei canali di irrigazione, etc..., non è stata più fatta dallo Stato. 

L'idea che il dragaggio sia una questione di manutenzione ordinaria si è rifatta strada solo più tardi dopo che l'emergenza si è ripresentata più volte.  
All'accumulo del fango nel bacino  si sono aggiunte le nuove regole ambientali del Ministero: il problema del dragaggio nel frattempo è diventato non tanto il reperimento dei soldi per effettuarlo ma dove trovare il sito (a mare o a terra) per scaricare i fanghi inquinati prelevati dal fondo del vecchio bacino (una modesta quantità nella canaletta per via della velocità della corrente).

Insomma il nocciolo della questione è diventato negli anni l'inquinamento del fiume.

Se il fiume fosse rimasto pulito, come già scritto nella relazione "Il fiume Pescara" dell'Istituto Idrografico, non ci sarebbe stato il problema di trovare una discarica a mare adatta per i fanghi che si fermavano e si fermano nel vecchio bacino. Si sarebbe scaricato a mare senza problemi, che è il metodo più semplice ed economico di fare il dragaggio. Che poi, la parte di fango che si fermava nel porto era solo una piccola parte del fango trasportato dal fiume perchè il grosso, comunque, andava a finire con la corrente direttamente in mare.

Ancora prima degli anni '90, il fiume sfociava in mare con l'impeto di spinta che gli dava la canaletta e arrivava fino a 3/4 miglia al largo (vedi le ombre nella foto all'infrarosso dell'Istituto Idrografico) e solo una parte di fango si accumulava nel vecchio bacino ( in chiaro nella foto):


vedi il "fungo" in mare formato dalle acque dolci  del  fiume, spinte dalla sua corrente. Sulla destra il porto turistico




Sono anni che si parla della bonifica del bacino fluviale e almeno dal 2000 l'ex Comitato Portodipescara ne fece una sua bandiera per invitare i pubblici amministratori a mettere in atto quello che la signora Thatcher ha fatto per ripulire il Tamigi, dove sono persino tornati i salmoni.
Dal 2000 ad oggi, se ci fosse stato qualche pubblico amministratore che si fosse dedicato a questa opera, adesso dopo 11 anni il problema sarebbe risolto.


Ma tant'è, a complicare le cose, verso la fine degli anni '90, esattamente ad opera finita nel 1997, ci fu la costruzione della diga foranea e nel 2005 la ultimazione del bacino di levante.
Come e perchè la diga e il bacino di levante (o darsena commerciale) furono costruiti l'abbiamo raccontato nell'articolo "L'altra storia: dal 2000 al 2011". E quindi qua lo diamo per acquisito dal lettore.
Ma la diga, soprattutto, e la darsena, in parte, fecero da ostacolo alla corrente del fiume, che si riversò per la maggior parte verso le spiagge a nord, con tutto il carico di inquinamento che esso portava, di modifica della qualità delle acque di balneazione, e di deposito del fango trasportato.




il flusso del fiume sbatteva sulla diga foranea e rimbalzava verso nord e verso sud, prima della costruzione della banchina di levante (o darsena commerciale)



E, per tornare alle soluzioni, sono cominciate anche le disquisizioni sulla draga: fissa o no, mentre il problema si ingigantiva.
Noi pensiamo che, visto che lo Stato vuole avere meno spese fisse possibile, è meglio affittare una delle moderne draghe che ci sono disponibili in Italia. 
Infatti nel 2008, è stata presa in "affitto" una delle più belle  "navi" in circolazione, la Gino Cucco, che ha effettuato egregiamente l'ultimo dragaggio del porto:



    

Dragaggio che in verità dovrebbe essere effettuato non diciamo tutti i giorni come la vecchia draga fissa ma almeno ogni anno.
Sempre partendo dal principio che l'acqua del fiume dovrebbe essere pulita, il dragaggio non  costituirebbe un problema per nessuna Amministrazione, nemmeno economico. 

Invece con la costruzione della diga e di quella successiva e peggiorativa del bacino di levante i problemi si sono accentuati: la diga foranea, costruita per opporre un riparo al vecchio ingresso in porto, in seguito al lisciamento delle palafitte dei due moli, fatte costruire dall'ing, Mati (di questo abbiamo parlato ne "L'altra Storia:  il porto dal 2000 al 2011"),  e il braccio di levante costituirono invece un ostacolo al deflusso del fiume e, soprattutto, la causa di un interrimento dell'avamporto al quale si aggiunse il fango trasportato dal fiume. Il primo effetto più il secondo hanno determinato in pochi anni le difficoltà di navigazione nello stesso: prima impedendo l'ingresso a NW, poi rendendo più difficile anche l'ingresso a SE, scirocco, già difficile di per sè.


foto Repubblica
interrimenti causati da scogliere, simili a quello della diga foranea,che è molto  più grande 


Quindi anche nell'avamporto si è creato un accumulo di sabbia (interrimento della diga) e fango (portato dal fiume). 
E il dragaggio si è oltremodo complicato.
Ma non dimentichiamo che il nocciolo del problema è rimasto sempre l'inquinamento del fiume. Senza di quello tutta la manutenzione del porto sarebbe più facile. Non ci dimentichiamo che il porto di Pescara è nato ed ha visto crescervi le attività come porto-canale da un secolo, ma vive come porto sul fiume dall'antichità. E nemmeno ci si può dimenticare della sua storia positiva progettando porti faraonici senza attinenza con i paraggi della costa pescarese, e inventandosi la problematica deviazione del fiume, per abbandonarlo poi a se stesso e lasciare che porti a mare le sue acque inquinate.

Gli ambientalisti pongono giustamente l'attenzione a che non si scarichino a mare i fanghi inquinati dell'avamporto e del bacino vecchio, ma dimenticano che comunque adesso il fiume scarica da solo a mare il suo trasporto solido. 

Perciò sarebbe meglio, secondo noi, che ponessero l'attenzione all'inquinamento del fiume, cominciando dalle aree urbane vicine alla foce per finire ai piccoli paesi sulle montagne, dove esso nasce. 

Problema da noi sollevato, ripetiamo, 11 anni fa, nel 2000, ma a cui non è stata data attenzione se non dopo la scoperta della discarica di Bussi, 3/4 anni fa. E a questo problema soprattutto si è dedicato il Commissario per il bacino fluviale, l'arch. Goio.
)
La situazione nel 2011, dopo quasi quattro anni dall'ultimo dragaggio è diventata problematica: a causa delle secche formatesi nel bacino di levante e nell'avamporto nè le navi petroliere entrano più, e sono costrette a fare l'allìbo con la nave-cisterna più piccola e con l'aiuto del rimorchiatore, nè l'aliscafo per la Croazia, quest'estate, è riuscito a manovrare. 
Si è spostato ad Ortona (ma con scarso successo). Adesso è stato venduto in Grecia e non tornerà nè a Pescara nè ad Ortona.

D'altra parte nel bacino vecchio la situazione è diventata ancora più problematica ed è lì che i pescherecci giocoforza fanno le operazioni più importanti: rifornimento del carburante, carico e scarico delle reti, scarico del pesce, manutenzione ai motori e alle attrezzature di bordo, etc...
Quindi è da lì che dovrebbe cominciare il dragaggio.
Il Commissario per il Porto, Guerino Testa, nominato dal Governo,  si trova perciò di fronte a questa situazione: 

               batimetrie ( profondità) rilevate nel porto dall'ARTA  il 7 giugno 2011, 
                                                                       
però comincerà il dragaggio dall'avamporto e, finora, si parla del dragaggio ulteriore della sola canaletta. 
Le analisi dei fanghi effettuate dall'ARTA dicono che sono simili a quelle del 2008, quindi il Commissario si appresta ad indire le gare d'appalto. 72.000 mc. 
Del bacino vecchio non si parla neppure. 
I pescatori attendono.




Martedì 15 Novembre 2011:
ieri sono arrivate le cinque boe "intelligenti", grazie all’impegno della dott.ssa Carla Giansante dell’Istituto Zooprofilattico Caporale di Teramo,  indispensabili per effettuare il dragaggio che si protrae oramai dalla fine di Settembre.
Esse sono necessarie per effettuare il monitoraggio dei fanghi e della qualità dell'acqua  durante il dragaggio dell’avamporto, come prescritto dal Ministero dell’Ambiente, e costituisce la prima parte dell’operazione che comprenderà poi anche il dragaggio della canaletta.

Oggi le boe sono state posizionate in alcuni punti strategici dell’ avamporto e del bacino di levante. Sembra che le operazioni di escavo saranno del tipo con estrazione a mezzo di una benna e dovrebbero cominciare entro fine mese.
Il Commissario Guerino Testa non ha ancora dato notizie sul dragaggio del bacino vecchio.     I pescatori aspettano.

Giovedì 1 Dicembre 2011:

Dalle ultime notizie pare che la nave prescelta per il dragaggio sia la "Gino Cucco" (vedi foto sopra) che sta dirigendo su Pescara. 
Dovrebbe cominciare subito le operazioni nell'avamporto e nel bacino di levante.


Mercoledì 7 Dicembre 2011:

Finalmente è arrivata in porto la "Gino Cucco" per le sospirate operazioni di dragaggio nel porto-canale. Operazioni che fino ad ora sono limitate all'avamporto, al bacino di levante e , forse, ma quasi certamente in seguito, anche alla canaletta.


foto Primadanoi.it
  
Come dicevamo prima, però, del dragaggio del bacino vecchio non si parla. 
Ed è quello il problema più importante. (Oddio, la ditta Di Properzio potrebbe pensare che il problema più importante è il suo: il dragaggio dell'avamporto e della banchina di riva dove attracca la sua petroliera. 
La ditta Sanmar, anche per conto degli altri spedizionieri, potrebbe pensare invece che il problema più importante è loro: il dragaggio della banchina di levante. Ma non si sa ancora quale traghetto potrebbe venire a Pescara, dopo la dipartita della SNAV. Vedi piantina del porto).

In realtà il porto deve funzionare per tutti. 
Ma è, secondo noi, un problema soprattutto la situazione batimetrica del bacino vecchio (bassissimi fondali) che oltre che causare i problemi sopradetti alla marineria è proprio quello che potrebbe causare un'esondazione verso Borgo Marina e la Marina Sud, in caso di piena eccezionale del fiume. E' quello il vero tappo sul suo corso.

Adesso che finalmente la nave-draga è arrivata, i problemi sono dunque questi per il Commissario, che nel frattempo si è "appassionato" al compito:
- le risorse economiche per dragare anche il bacino vecchio e la canaletta
- l'altezza tra il ponte e il fiume permette il passaggio della draga ? 


foto dal sito del Comune


Che il dragaggio del bacino vecchio sia anch'esso necessario, anzi di più, è dettato anche dal fatto che è quello il ricovero naturale per i pescherecci del porto: 
- perchè è il più riparato dai venti . Infatti, in questo periodo di attesa del dragaggio, i pescherecci più grandi che sono stati costretti ad ormeggiare alla banchina di levante hanno sofferto non poco nei giorni in cui soffiava la tramontana, essendo quella banchina notoriamente scoperta sotto quella traversia. 
- perchè la necessità di ormeggiarsi nella canaletta lungo quasi tutto il molo sud ha messo in evidenza che la canaletta deve rimanere libera per il transito: due pescherecci che si incrociassero a fianco dei pescherecci all'ormeggio si toccherebbero.
- perchè è il più attrezzato per i rifornimenti, il carico e lo scarico, etc...
- perchè altrimenti dove andrebbero ad ormeggiare tutti quanti, se fosse inagibile ?



- se la draga non dovesse, come pare dalle ultime notizie, passare sotto il ponte come si risolverebbe il problema ? (Il ponte doveva essere un "regalo" alla Città ma si è rivelato un "dispetto" al porto). 
La draga potrebbe essere costretta a tagliare e rendere mobili le appendici superiori (antenne, alberi, etc...) trovando una soluzione ad un problema che si ripresenterebbe ogni anno o due. Potrebbe anche convenire alla società armatrice. Potrebbe.
Altrimenti ci vorrà una nave più bassa sull'acqua.
E' questo il problema che si presenta più evidente al Commissario.

Noi speriamo che ce la caviamo (che ci passa).



Martedì 13 dicembre 2011:

No. Non è purtroppo questo, solo, il problema per il Commissario Guerino Testa.
Ieri mattina la draga è stata "bloccata" in porto, dopo che aveva già fatto, pare, un viaggio ed era pronta per il successivo. 
L'ordine viene dalla Procura Antimafia de L'Aquila su indagini del NOE, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, che dice di aver trovato nei fanghi la presenza di pesticidi, Ddt.



L'ARTA, l'Agenzia Regionale Tutela Ambiente, che aveva fatto gli esami preparatori per il dragaggio insieme all'ISPRA, Istituto Superiore Prevenzione e Ricerca Ambientale del Ministero, conferma che i loro dati erano "buoni" per dare il via alle operazioni.
Adesso tutto è sotto l'inchiesta della Magistratura e non si sa se e quando il dragaggio potrà ricominciare. O se si dovrà scaricare a terra. Ma con quali costi ?

Siamo tornati al nocciolo della questione: il problema principale del porto di Pescara,  e non solo del porto ma anche delle spiagge, è l'inquinamento del fiume. 

Se non si draga, il porto non è agibile.
Se non è agibile i pescatori dovranno trasferirsi nei porti vicini, Ortona e Giulianova. Ma anche lì posto per tutti pare che non ci sia (sono circa 60 pescherecci). 
Gli altri operatori commerciali, come si regoleranno ?
Le prospettive sono diventate di colpo molto scure. 

Giovedì 15 dicembre 2011  

Dal quotidiano "Il Tempo" riportiamo la controversia tra l'ARTA e la Procura de L'Aquila

L'ARTA ha dichiarato che farà ripetere le analisi da altri suoi laboratori, ed anche da quello di ARTA-Marche.

Venerdì 16 dicembre 2011

Il Commissario Guerino Testa, per sua iniziativa e per suo scrupolo,  farà ripetere le analisi sui campioni prelevati anche da ARPAV-Veneto.

Sabato 17 dicembre 2011

Riportiamo l'articolo di Primadanoi.it e la discussione sul suo forum

Venerdì 23 dicembre2011

Ieri:
Sequestrato depuratore di Manoppello, indagato sindaco e tecnico comunale (Primadanoi.it)
Per l’accusa nel fiume Pescara sarebbero finiti i reflui non trattati e l’acqua sarebbe stata gravemente inquinata.


foto Primadanoi.it


Sabato 24 dicembre 2011

Comunicato del WWF: ..."Una cosa è certa: se si fosse rispettata la procedura sulla VIA, alcune criticità sarebbero state affrontate per tempo. La procedura VIA, infatti, si può chiudere in 2 mesi e la nostra prima segnalazione è di agosto.


In relazione al sequestro della draga a Pescara da parte della magistratura, su analisi, contro-analisi, ri-analisi, su cui il WWF non è mai intervenuto, attendiamo i risultati dell'inchiesta giudiziaria.
In ogni caso, in vista degli eventuali risultati che vari Enti stanno così animatamente prospettando, il WWF auspica che si faccia sempre ricorso per le analisi a Laboratori certificati che operano secondo le indicazioni della legge e del Manuale per la Movimentazione dei Sedimenti Marini redatto nel 2007 da APAT-ICRAM (ora ISPRA, massimi organismi dello Stato in materia). A pagina 26 del Manuale si legge: “Le analisi dovrebbero essere condotte da Enti e/o Istituti Pubblici oppure da laboratori privati accreditati da organismi riconosciuti ai sensi della UNI CEI EN 17011/05 per le prove relative ai parametri riportati al paragrafo 2.2.1 e per le altre ritenute necessarie. Nelle more di specifiche prescrizioni normative, è comunque opportuno che la fase di esecuzione delle analisi, di cui ai successivi paragrafi 2.2.1 e 2.2.2, venga condotta da soggetti coinvolti in circuiti di intercalibrazione nazionali e/o internazionali sui sedimenti, anche in riferimento alle relative indicazioni “in itinere” da parte del Parlamento Europeo.”...


Per quanto riguarda la situazione di inquinamento del Fiume Pescara, basterà ricordare che tutti gli enti compententi da un decennio hanno sollevato il problema delle pessime condizioni del fiume e che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha voluto individuare, dandogli poteri enormi, un Commissario Straordinario per l'Emergenza Socio-economica-ambientale del Bacino del fiume Aterno-Pescara.
Tutti i dati in possesso degli Enti certificano la gravissima situazione di inquinamento di questo fiume che lungo il suo corso ospita un Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche (Bussi) e un Sito di Interesse Regionale per le Bonifiche (area industriale di Chieti). Ricordiamo a tutti che un potabilizzatore da 20 milioni di euro non è potuto entrare in funzione perché il fiume è talmente inquinato da non poter essere potabilizzato a scopi idropotabili (è classificato “fuori classe” in base al DLgs 152/2006).
Il Piano di Tutela delle Acque della Regione classifica l'ultimo tratto del Pescara nella classe “scadente” per qualità delle acque.
Se qualche istituzione ritiene che il fiume Pescara sia pulito presenti i dati e chieda che tutti questi provvedimenti siano ritirati...
Da anni si discute dei problemi del porto di Pescara, senza che chi ha fondi e competenze sia stato in grado di trovare una soluzione.
La nostra solidarietà va ai pescatori ed ai lavoratori dell’indotto che pagano il prezzo più alto di quello che sta accadendo, semplicemente perché a Pescara (ma problemi si stanno verificando anche ad Ortona) non si riesce a dragare un porto, operazione che nel resto d’Europa e d’Italia viene fatta continuamente."

Da "Il Tempo" di oggi apprendiamo: «Non ci sono pesticidi». Parola alla Procura.

Due giorni dopo le anticipazioni del «Tempo», i risultati ufficiali delle controanalisi sui sedimenti del porto confermano gli esiti precedenti: il livello di sostanze inquinanti è inferiore al limite fissato dalla legge e non c'è traccia di pesticidi.

Il laboratorio di Ascoli Piceno dell'Arpa Marche ha ribadito ciò che avevano già rilevato le omologhe strutture di Pescara, Chieti e L'Aquila dell'Arta. La verifica è stata fatta su due dei campioni fatti esaminare anche dai carabinieri del Noe, secondo il quale invece c'era la quantità di inquinanti era tale da portare al sequestro della draga che aveva appena iniziato a lavorare alla dàrsena e all'avamporto. In attesa della risposta dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), il direttore generale dell'Arta Mario Amicone ha espresso «soddisfazione per la ribadita credibilità dell'Agenzia. Ringrazio inoltre dirigenti e tecnici, i quali, con orgoglio professionale e senso di responsabilità di fronte alle note conseguenze socio-economiche dello stop ai lavori di dragaggio del porto, si sono prodigati con puntiglio nel ripetere in brevissimo tempo e con procedure differenti un lavoro già fatto, con risultati che riteniamo sufficienti a rasserenare tutto l'ambiente interessato».


Sabato 31 dicembre 2011:

Per quanto ci riguarda, la diatriba sulle analisi dei fanghi-campione per l'autorizzazione per il dragaggio finisce qua.

L'ARTA (Agenzia Regionale Tutela Ambiente) conferma che le analisi dei campioni rientrano nelle norme della legge: leggi i dati da Il Centro. 

Quindi non c'è DDT (non è fuori produzione e fuori legge da 20 anni ?) 

Anche i dati sull'inquinamento batteriologico rientrano nella norma.

Quindi secondo noi e le analisi, si può dragare e scaricare a mare. 

Il porto non inquina quello che arriva dal fiume. Casomai avviene il contrario. E infatti il fiume è comunque da bonificare. 
Aspettiamo che la Politica si decida a prendersi questa responsabilità.

Perchè fra 2 o 3 anni saremo punto e a capo con il dragaggio, che è un'operazione di normale manutenzione, ma ostacolata negli ultimi anni dalle analisi dei fanghi. 
In 2 o 3 anni si possono fare tante cose.

Intanto il porto è "al ginocchio" e in ginocchio.


foto de "Il Centro.it"

Lunedì 9 gennaio 2012:

l'intervento sul quotidiano Primadanoi.it:


Data di invio: 9/1/2012 20:14  Aggiornato: 9/1/2012 20:14
http://www.primadanoi.it/images/icons/no_posticon.gif Re: Dragaggio porto Pescara, nuove analisi sui fanghi e c...

In questo momento in cui scriviamo, il fiume sta scaricando a mare circa 40 metricubi./secondo di liquido e fango, di cui solo una piccola parte si ferma nel porto.
Se è vero che quel fango depositatosi, anche prima di ora, nel porto è inquinato, non lo ha inquinato il porto, ci è arrivato già così (ma il DDT non è fuori produzione da 20 anni ? Per cui si tratterebbe perlopiù di liquami fognari, da quello che dice l’ARTA ).
Quindi se il Procuratore Rossini vuole evitare “un danno all'ecosistema marino” e “che il (loro) intervento è finalizzato, altresì, ad impedire che venga consumato il reato di traffico illecito di rifiuti», dovrebbe intervenire a monte, cioè indagare sugli scarichi della vallata e delle aree urbane, che sversano illecitamente nel fiume Pescara, per evitare che venga consumato tale reato.
Sarebbe un’opera meritoria.
Le secche dentro il vecchio bacino o nell’avamporto non costituirebbero un ostacolo insormontabile (il dragaggio) se il fango fosse pulito. Che poi le infrastrutture portuali siano sbagliate lo diciamo da una decina di anni. Inascoltati.
Adesso il Governatore Chiodi dice al TG3 che tra qualche tempo saranno disponibili 20 milioni di euro per il porto. Gli ho scritto 6 mesi fa che, secondo il progetto che abbiamo in mente per “aggiustare bene” le infrastrutture portuali, quei soldi sono sufficienti ( di questi tempi, poi !). Ora lo ripeto qua. Se almeno adesso lor signori vogliono ascoltarci, siamo pronti (il progetto De Girolamo-Pavia di 140 milioni di euro approvato dal Consiglio Comunale, indipendentemente dal costo, è pieno di difetti).
Il porto di Pescara, come spese di manutenzione (dragaggio) non costerebbe poi annualmente alla Regione, contrariamente a quanto affermato dal Governatore Chiodi, più di 3/400.000 euro all’anno (cioè quanto i porti di Ortona o Vasto o Giulianova). 

Chi ha orecchie per intendere…


Mercoledì 11 gennaio 2012:

Nel post "L'altra storia", in questo stesso blog, riportiamo la lettera  del febbraio 2000 alle autorità, che diceva tra l'altro: "...Se invece il sindaco e gli altri sponsor della diga e dell'altro braccio insistono nelle loro posizioni, firmino alla cittadinanza una cambiale in bianco per la cifra che servirà, fra 5/6 anni, a scavare l'acquitrino che si sarà formato davanti al molo e a rimborsare i pescatori e gli operatori marittimi, che molto probabilmente dovranno trasferirsi tutti ad Ortona..."

E' quello che hanno dichiarato di voler fare venerdì i pescatori del porto di Pescara, per protesta.
Ma dove troveranno posto ? 


Sabato 28 settembre 2013: ma sulle analisi si sapeva già tutto dal 1972 (leggi quì)



(aggiornato 28/09/2013)