Translate

lunedì 19 marzo 2012

Piano Regolatore Portuale: bocciato dai comandanti e armatori

Referendum  fra i comandanti di M/P del porto di Pescara



Osservazioni dei pescatori al Piano Regolatore del Porto di Pescara

Senza chiederci alcun parere, i consiglieri del Comune hanno approvato il progetto di porto di cui non sapevamo nulla. Siccome i competenti in materia dovremmo essere noi, che navighiamo, e non loro che di cose di mare sanno niente, avrebbero dovuto chiedercelo prima di approvarlo, se va bene o no. Adesso lo chiederanno al Comandante (della Direzione Marittima, ndr) Pozzolano. Poi la pratica andrà avanti alla Regione, etc… Ma forse sarà meglio che noi diciamo  il nostro parere al Comandante, prima che egli dica il suo.                                                                                                                                                 
A noi sembra che il progetto, disegnato dall’ing. De Girolamo, dell’Università dell’Aquila e dall’arch. Pavia, dell’Università di Pescara,  se lo si guarda bene, abbia molti difetti:
1)      Siccome non bastava l’esperienza fatta con le tante secche causate dall’attuale diga foranea, che cominciano dal primo trabocco e finiscono nell’avamporto, hanno disegnato una diga ancora più grande e spessa. Guardiamo nel disegno la vecchia ed attuale, di colore rosso e la nuova, di colore nero. Quante secche farà questa nuova diga sia nel bacin0 pescherecci, sia nel bacino commerciale ? E quanti soldi di dragaggio ci vorranno ogni anno, se già adesso ci sono i problemi che sappiamo ?
2)     Hanno detto che il progetto costerà intorno a 120/140 milioni di euro con tutti i collegamenti alla terraferma. Non vi sembra un po’ troppo, di questi tempi ?
3)     Il bacino per i pescherecci, a nord del fiume, prevede un ingresso per 310°. Con tempo cattivo da greco-tramontana o greco-levante, non vi sembra che l’ingresso è ancora peggiore di quello a scirocco di adesso ? E quello sbarramento all’avamporto non lo fa sembrare una gabbia per uccelli ? E inoltre quella punta nord della diga nuova, ancora più imponente, quante secche farà e come sarà pericoloso l’ingresso ?
4)     Il bacino commerciale è destinato per lo stesso motivo ad interrarsi. Quindi là le spese di dragaggio saranno ancora più grosse. Inoltre ha l’ingresso per scirocco, come quello di adesso, quindi con mare forza 4 da nord le navi non potranno entrare, come da Ordinanza attuale della C.P. Una nave mercantile si può mettere alla fonda e aspettare che il tempo si calmi. Ma un traghetto passeggeri come farà ?
5)     Il fiume dovrebbe essere deviato, come se fosse una operazione semplice e senza conseguenze. Sembra più che ci sia l’intenzione di abbandonarlo a se stesso, sporco come adesso, invece di bonificarlo. Inoltre farebbe due curve: lo sanno anche gli idraulici/tubisti che l’acqua, quando incontra le curve, rallenta. Se il flusso del fiume rallenta, il fango si deposita di più. Quindi il bacino vecchio si intaserebbe ancora di più, con il rischio che, se piovesse  più del normale, esca fuori dalle banchine e allaghi mezza Pescara, se non venisse  dragato continuamente anch’esso come prima e come i due nuovi bacini, peschereccio e commerciale. Quindi le spese di dragaggio sarebbero triple. Chi ne pagherà le conseguenze ?
Ecco le nostre considerazioni  sottoscritte sotto  il disegno del P.R.P. firmate:  SI o NO.                        
L’alternativa c’è già, in bozza, progettata secondo la tradizione. La mostreremo più avanti.
Costerebbe solo 20 milioni e accontenterebbe tutti gli operatori (noi, Di Properzio, etc. ).

Firmato: Antonio Spina e Guerino D’antonio, co-comandante del M/P "Duca di Genova".

Allegate n° 49 osservazioni di tipo NO e n° zero di tipo SI dei comandanti dei pescherecci del porto di Pescara.




Particolare del Referendum

Consegnate alla Direzione Marittima  il giorno 1 febbraio 2012, da Guerino D'antonio, comandante del "Duca di Genova", Carmine Ammirati, comandante del "N. Igea", e Antonio Spina. 



-------------------------------------------------------------------------------


Dato che lo spazio non sarebbe sufficiente a mostrare tutte le 49 firme (quarantanove, su 50 o 51 M/P che ci sono nel porto di Pescara), essendo state apposte nel riquadro sul disegno di Piano Regolatore Portuale, come mostrato in anteprima, raccolte fra i comandanti di M/P, ne abbiamo scelte tre, ad esempio fra tutte le altre, di cui una fra i M/P di grosso tonnellaggio, il "Maria Teresa", una di medio tonnellaggio, il"Nausicaa", una di piccolo tonnellaggio, lo "Zeus I", a significare che la bocciatura dei comandanti  è trasversale fra tutte le barche del porto indipendentemente dalla loro grandezza:


Firma NO del com.te Di Giovanni Francesco del M/P "Maria Teresa"

Firma NO del com.te Mimmo Grosso del M/P "Nausicaa"


Firma NO del com.te Sciarra Francesco del M/P "Zeus I"
-------------------------------------------------------------------



Inoltre in mattinata è uscito sull'argomento il seguente articolo sul più diffuso quotidiano locale, Il Centro, , che riporta fedelmente il contenuto delle Osservazioni al P.R.P. che adesso dovrà essere sottoposto a VAS, Valutazione Ambientale Strategica:
                                  

Intanto, in questi giorni, alle Osservazioni dei comandanti già presentate in Capitaneria, ci preme aggiungere quanto precisato da Nisio Gasparroni, il più anziano (si fa per dire) comandante del porto, ex comandante del famoso peschereccio "Labrador", e cioè che l'ingresso della darsena pescherecci, già soggetto ad un insabbiamento spaventoso, diventerebbe un ribollio di onde, nel caso di moto ondoso proveniente dal quadrante nord, il più frequente e forte nei paraggi, che sbattendo sulle opere dell'avamporto tornerebbero indietro con violenza, andando ad intrecciarsi e sommarsi a quelle in ingresso.
Egli li chiama "colpi di mare e anti-mare".  E pensiamo che abbia ragione da vendere.





(aggiornato h. 18:16)

venerdì 9 marzo 2012

Il dragaggio del porto-canale / 3



Foto Il Centro.it: le secche tra il vecchio molo nord e l'avamporto, che non sono altro che gli interrimenti causati dalla diga, avanzano continuamente.
E così siamo arrivati alla fine (?) della "telenovela" del dragaggio del Porto di Pescara.
Dobbiamo riconoscere che anche noi non eravamo preparati, se non per storiche conoscenze, a queste problematiche che invece negli altri porti europei sono la normalità.
Per questo pensavamo che fossero sufficienti le prime analisi positive dell'ARTA per farci dire che il dragaggio poteva essere fatto con sversamento a mare dei materiali dragati (leggi "Il dragaggio-1"), al minor costo possibile, circa 10 euro al metro cubo.

Poi, dopo le prime difficoltà, dovute sia all'intervento del NOE, Nucleo Operativo Ecologico, dei carabinieri con analisi diverse da quelle dell'ARTA, sia al divieto del Ministero dell'Ambiente per lo sversamento a mare di tutte le quantità di materiale dragato, necessarie per l'agibilità nel porto, ci siamo resi conto che il problema era sempre lo stesso e già denunciato da noi fin dall'anno 2002 (leggi "Il fiume Pescara"): l'inquinamento del fiume Aterno-Pescara.

Nel frattempo nelle operazioni di dragaggio è intervenuta "a gamba tesa" la Procura de L'Aquila che ha bloccato le operazioni tanto faticosamente preparate dal Commissario Guerino Testa e appena iniziate ("Il dragaggio-2").

Commissario che ha avuto, egli solo fra i tanti politici, il "coraggio" di prendere in mano questa patata bollente. 

E oggi sarà di nuovo negli uffici dell'ISPRA, Istituto Superiore per le Ricerche Ambientali, per vedere di dirimere la questione sollevata dalla Procura de L'Aquila su chi ha ragione sulle analisi: l'ARTA o il laboratorio del NOE. Ma l'ISPRA che doveva decidere, non ha deciso.
Anche quì inefficienze, inadeguatezze, lacune, da quel che ne sappiamo.

Se il Commissario ha avuto il coraggio di affrontare il problema, non si può dire che abbia avuto dalle istituzioni l'appoggio necessario. Anche se è la prima volta che si trova di fronte a questo problema e forse, pur avendo nel frattempo imparato molto, non ha ancora tutta  l'esperienza necessaria. 
Qualche aiuto "esterno" all'incarico governativo non dovrebbe disdegnarlo. Secondo noi. 

Così che, anche noi, che pure eravamo stati messi sull'avviso dai nostri esperti, abbiamo dovuto approfondire di nuovo l'argomento.

E ci siamo resi conto che quand'anche andasse in porto il dragaggio e lo sversamento a mare di quei 70.000 mc. circa dell'avamporto, su cui nessuno pare che abbia da ridire, il problema non sarebbe risolto. Rimangono, a spanne, 400.000 mc. nel bacino vecchio e nella canaletta.
Ed è questo il punto delicato della questione, come avevamo già detto nel "Dragaggio 1 e 2".



Area dell'avamporto da dragare

Perchè i pescatori, in questi mesi, hanno imparato a fare lo slalom nelle secche dell'avamporto e stanno continuando, disperati, ad andare in mare, per cercare di "rimediare la giornata".
(Naturalmente, nel frattempo, le barche con pescaggio dell'ordine dei 3,50/4 metri si sono già trasferite ad Ortona, perchè non ci passano proprio e perchè ci sono le Ordinanze della C.P. con divieto di transito agli scafi con un pescaggio superiore ad un limite via via sempre più basso).

Quindi, quelli che sono rimasti riescono, anche con qualche indolore, fin'ora, insabbiamento nella zona dell'avamporto, ad entrare ed uscire.
Solo che una volta entrati si trovano di fronte ai bassissimi fondali, non tanto della canaletta quanto del bacino vecchio. 
Ed è lì che si sono verificati (e speriamo che bastino ) i danni alle eliche e agli invertitori. Oramai si contano a decine.

Tutti non dichiarati, perchè al danno si aggiungerebbe la beffa di ulteriori spese di verifiche del RINA, che oltre che costare tanto arriverebbero pure in tempi lunghi. E' l'Italia, signori.

Già i pescatori non guadagnano nemmeno a sufficienza per la famiglia, ci manca anche che debbano subire questi danni e queste sovraspese.

Chi ha potuto, voluto o approfittato è scappato ad Ortona (i pescaresi) o Giulianova (i silvaroli), come temevamo succedesse già nel 2000: "L'altra storia".
Ma i vecchi "marinari", attaccati al loro porto e alle loro tradizioni, nonostante i rischi che corrono giornalmente, non vogliono andarsene; non vogliono lasciare il porto dei loro padri.

E allora viene da chiedersi per quale forza del destino, eppure, tirano avanti, fra le inefficienze e le incapacità storiche degli amministratori degli ultimi anni (per non dire di peggio), che non hanno mai dato ascolto alle loro esigenze: che pure non sono tante. 
Sono solo quelle di avere un porto che sia rifugio sicuro dopo una giornata di lavoro.

E oggi non lo è. Anzi converrebbe loro restare sempre in mare, piuttosto che rientrare in porto e rischiare oltre che la giornata di lavoro anche la vita e, se va bene, il capitale-barca.

Non ne possono più. Certo anch'essi hanno fatto degli errori, ma soprattutto hanno fatto l'errore di tutti noi italiani: quello di lasciar fare ai politici, senza controllarli.

E in questo clima di generale dissesto del paese si inserisce il bruttissimo progetto di nuovo porto dell'ing. De Girolamo e dell'arch. Pavia, o Piano Regolatore Portuale, che abbiamo fatto in tempo a far vedere a tutti i comandanti del porto che l'hanno plebiscitariamente bocciato, chè altrimenti stava marciando silenziosamente.


Piano Regolatore Portuale

Anche se quest'aspetto si inserisce nei programmi prossimi, è il dragaggio intanto l'aspetto immediatamente prossimo.

Abbiamo imparato dai nostri esperti che bisogna creare una "filiera" di dragaggio, che non è certamente quella costosissima di Nicolaj (112/172 euro al mc.), ma quella che viene normalmente usata in tutti i più grandi porti italiani ed europei,  solamente un po' più costosa    (35/50 euro al mc.) della tecnica dello sversamento a mare.

Abbiamo abbastanza chiaro il programma che si dovrebbe portare avanti sia per quanto riguarda il dragaggio sia per le strutture portuali future.

La marineria rimasta, nonostante tutto, nel porto, riteniamo sia a disposizione del Commissario e della Direzione Marittima.


Storia del dragaggio 3 - FINE


(aggiornato 24 aprile 2012, h. 5:51)