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martedì 9 ottobre 2012

Il dragaggio/ 7 : si sapeva già tutto delle analisi

23 settembre 2000:
il Comitato PortodiPescara appena costituitosi organizza un convegno nella sala consiliare del Comune per discutere della diga foranea e del costruendo braccio di levante. Secondo il Comitato le due opere sono dannose per la navigabilità nel porto e per la balneabilità delle spiagge, soprattutto quelle a nord del fiume. 
Era Sindaco allora l'ing. Carlo Pace (FI). 
Fra gli altri invitati a tenere una relazione su questi problemi ci fu il prof. Mario Giaccio dell'Università D'annunzio di Chieti/Pescara. Il quale, per dimostrare che il flusso del fiume andava a nord piuttosto che a sud, aveva effettuato una ricerca sulla presenza nei sedimenti di metalli pesanti quali nichel, cromo, cadmio, mercurio, etc...
Già allora, oltre all'inquinamento batteriologico dimostrato dalla dott.sa Carla Giansante dell'Istituto Zooprofilattico, nello stesso convegno il prof. Giaccio dimostrò la presenza di mercurio seguendone le tracce nei sedimenti stessi. 
E' bene vedere la ripresa audio/video del Convegno (dura 2 ore e 58 minuti, ma si può scorrere direttamente sul suo intervento, saltando gli altri) cliccando su "L'altra storia".

Anno 2004:
il prof. Giaccio, con gli associati Antonella Del Signore e Tonio Di Battista, pubblica sulla rivista scientifica internazionale J. Commodity Science lo studio definitivo sulla presenza rilevante di mercurio nel porto e nell'avamporto, nei sedimenti e nelle alghe, superiore a 1.1 mg/g. di fronte ad una presenza che nella norma doveva essere di 0,03 mg/g.
Già nel 2.000 e ancora nel 2004, comunque il prof. Giaccio rilevava che le tracce di mercurio arrivavano, trasportate dai fanghi del fiume e deviate dalla diga, fino a tre o quattro km. dall'imboccatura del porto. Questo perchè il mercurio si attacca ai fanghi e si ferma con essi, quando si depositano.
D'altronde, come si può vedere in una foto all'infrarosso fornitaci a suo tempo dall'ing. Russo dell'Istituto Idrografico di Stato di Pescara, il fungo del fiume a mare, e quindi dei fanghi man mano in quantità inferiore, arriva fino a 3 miglia circa. E questo è rilevato da sempre anche dai pescatori, che invece si inoltrano in mare per la pesca fino a 10, 20, 30 miglia e più. 




Prima della costruzione della diga foranea


Dopo la costruzione della diga

Non sappiamo se questa ricerca è stata trasmessa allora anche alle autorità ambientali e amministrative, ma comunque l'argomento è passato sotto silenzio negli anni a seguire tanto che nemmeno l'ARTA ha rilevato quei dati, limitandosi (?) a rilevare solo i dati batteriologici ai fini della balneabilità delle spiagge.

La diga era stata costruita nel 1997 e già nel 2000 e nel 2004 c'erano state queste "avvisaglie" per la situazione delle acque e dei limi del fiume (basta seguire nelle foto l'andamento delle acque in quella sopra e degli interrimenti nelle foto seguenti negli anni sotto i trabocchi, a cui ne corrispondono altrettanti  in senso inverso, dalla diga verso l'avamporto):


All'inizio: anni '70

particolare spiaggetta della Madonnina, anni '70. A destra il moletto

Anni '70

2002: cinque anni dopo la costruzione della diga

2003


Nel 2005:
fu costruito dopo molte polemiche il braccio di levante, che chiuse ancora di più l'avamporto.
Negli anni seguenti però non si parlò più dell'inquinamento dei limi del fiume ma solo di quello delle sue acque, perchè ancora gli interrimenti non erano così forti da non permettere la navigabilità nell'avamporto alle navi petroliere o ai traghetti o ai pescherecci.

Anche dentro il porto-canale la situazione dei fondali, che cominciava a degradarsi, era ancora sopportabile. 
Chi voglia andare a rileggersi la cronaca giornalistica di quegli anni troverà solo che quasi sempre le acque di balneazione sono state vietate in molti punti soprattutto in quelli vicini al porto, da via Balilla, cioè dal settimo od ottavo stabilimento balneare a scendere verso di esso e a sud verso il fosso Pretaro e il fosso Vallelunga.

Nel 2008: 
la situazione dei fondali dentro il porto-canale, dopo molte polemiche, era divenuta insostenibile e il Sindaco D'Alfonso, succeduto al Sindaco Pace, in quattro e quattr'otto, grazie alle sue buone conoscenze dentro al Ministero, trovò le risorse economiche, e in sintonia con la Capitaneria, effettuò il dragaggio del porto-canale (bacino vecchio e canaletta) e dell'avamporto (bacino di levante e imboccatura di scirocco), sollevando gli operatori portuali dai loro problemi. 
La moderna draga Cucco scaricò i sedimenti a mare, a circa 5 miglia dalla costa.



Ma intanto gli interrimenti avanzavano, come si vede dalla foto sopra, andando a condizionare l'attività dei trabocchi, oramai in secca fino al quinto o sesto (ma questo è perlopiù l'aspetto amatoriale della questione), e soprattutto la navigabilità dell'avamporto, già chiuso a nord (e questo è l'aspetto economico).

Quanto al bacino vecchio del porto-canale, ha sempre avuto bisogno, dalla costruzione ai primi del secolo, di un dragaggio annuale di 40/50.000 mc., che riguarda soltanto i limi (o fanghi) trasportati dal fiume. 
Il porto è nato così, con questa caratteristica, perchè il bacino vecchio è diciamo la camera di accumulo (e di qui la sedimentazione) e di spinta per dare impeto alla corrente nella canaletta, che non ha avuto negli anni bisogno di dragaggio costante come il bacino vecchio ma solo saltuario, essendo lì la corrente molto forte fino ai 3 nodi attuali, almeno fino a quando gli interrimenti della diga ne hanno chiuso lo sbocco.

Nel 2012:
infatti la situazione si presenta così.
Che la diga abbia causato gli interrimenti sotto i trabocchi e dentro l'avamporto lo capirebbe anche un bambino. Che il fiume abbia dato solo un apporto notevole all'interrimento dell'avamporto è altrettanto chiaro.
Ma questo concetto non è chiaro ai progettisti del nuovo Piano Regolatore, che, come è spiegato nell'articolo "Opposizioni alla VAS dei comandanti", hanno previsto una diga ancora più lunga e spessa, con due bacini a fianco del fiume deviato: di modo che le spese di dragaggio saranno triple (per il fiume, che non può essere abbandonato, per il bacino pescherecci e per il bacino commerciale).
Basta vedere la foto sottostante dove le sfumature di verde sopra l'azzurro stanno ad evidenziare gli interrimenti che avanzano dai trabocchi verso il bacino di levante e dalla diga verso l'interno e l'imboccatura di scirocco.

il porto di Pescara nel 2011

I problemi del dragaggio intanto sono diventati sempre più grossi, perchè il tentativo fatto dal Commissario  Testa (ora ex) è stato fermato dalla Procura de L'Aquila a dicembre 2011 (sono finiti poi sotto inchiesta quasi tutti gli addetti ai lavori: il Commissario Testa, il suo consulente ing. Taraborrelli, l'impresa Nicolaj, un funzionario del Provveditorato, e altri).

La draga Cucco,che aveva vinto l'appalto (o il sub-appalto ?), stavolta è rimasta per un po' di settimane ferma in porto con la pancia piena del primo carico di sabbia e fango dell'avamporto, che si apprestava a scaricare a mare. 
Quando sembrava che si fossero trovati i soldi per il dragaggio, tutto è sfumato, dragaggio e soldi, in un batter d'occhio.
La Procura ha spiegato la sua decisione con il motivo di "traffico di rifiuti tossici".

La cosa è sembrata strana a tutti, cittadini e operatori del porto: rifiuti tossici ?
E sono cominciate anche le allusioni alle responsabilità della denuncia fatta alla Procura: sono stati gli ambientalisti ? Vedremo che no. Sono stati alcuni operatori portuali per dispetto ? Non lo sappiamo. E' stato qualche pescatore o ex pescatore ? 
Vedremo che proprio no.

Insomma la Procura è stata irremovibile nel bloccare la nave, la quale per di più, sotto l'infuriare di una perturbazione da nord (che colpisce sempre in modo particolare le banchine di levante e di riva) pare che abbia rotto gli ormeggi e in emergenza ha riscaricato nell'avamporto quello che aveva dragato e se ne è andata. 
E poi ha chiesto anche i danni all'Amministrazione.

Le continue sollecitazioni degli operatori portuali e dei pescatori alle autorità da allora ad oggi a nulla sono valse: la soluzione non si è trovata. O non si è voluta trovare, perchè nel frattempo si è inserito nel problema dragaggio il Piano Regolatore Portuale, fortemente avversato dai pescatori e fortemente voluto dagli spedizionieri.
La tesi sostenuta dai favorevoli, fra i quali naturalmente i progettisti ing. Noli e De Girolamo e l'arch. Pavia, è che deviando il fiume (per far posto ad un bacino commerciale più grande) ci si libera del problema principale, il fiume stesso, e che (l'arch. Pavia su Il Centro del 17/8) il dragaggio (ma del solo avamporto) è subordinato alla realizzazione del Piano Regolatore. 
Che è sembrato a molti un modo strano di argomentare la bontà del Piano, che ha a favore secondo lui, la "conquista di 8 ettari di territorio al mare". 
Ma sarebbero, secondo noi, 8 ettari di strutture e secche. E di futuri dragaggi ! 

Nell'avamporto di Giulianova, con l'ingresso a maestrale, ri-progettato solo qualche anno fa, già si parlava fra i pescatori dell'esistenza di notevoli interrimenti. Quest'estate, infatti, alcuni pescherecci di Pescara sono andati nello scalo di alaggio di quel porto per fare manutenzione. Un paio sono riusciti a scapolarle, uno, di proprietà di V.T., ha spaccato strusciando sul fondo alcune tavole di fasciame ! Il suo commento è stato: "sono andato via da Pescara per le secche e sono finito peggio !". 
Ma anche a Vasto, dopo le modifiche all'ingresso, laggiù rivolto invece a scirocco, i pescatori di quel porto si lamentano sul canale VHF che "non si entra e non si esce più". Insomma un ingresso a NE greco, no, eh ? 
Come mai il Re V.E. II ai primi del '900, in Adriatico ha progettato tutti i porti con ingresso a NE greco ? Per non parlare di Ravenna nel dopoguerra ? 
Chi ha ri-progettato i due porti di Vasto e Giulianova ?
Dimenticano gli autori del Piano Regolatore Portuale che comunque il fiume non può essere abbandonato a sè stesso, soprattutto nella parte terminale, dentro la città, per il rischio che, non essendo più dragato, esondi. 
Ma lasciamo stare queste polemiche già riportate in altre parti del blog.

Noi abbiamo sempre sostenuto intanto in questi frangenti, e ancora sosteniamo, che per il ripristino dello svolgimento delle attività portuali bisogna far ricorso per il dragaggio all'uso della vasca di colmata posta sulla banchina di levante, da usare a ripetizione, dopo essere stata messa in sicurezza, per dragare i 500.000 mc. circa necessari per la pulizia dei fondali del porto-canale e dell'avamporto. Ci vorranno 6/7 mesi.
Dopo può essere riadattata all'uso per cui è nata: il traffico passeggeri o delle petroliere.
Il metodo deve essere per forza il riciclo a terra, visto quello che ha detto la Procura e successivamente il Ministero dell'Ambiente, che ha sottolineato che non può esserci sversamento a mare. 
Il riciclo a terra è poi meno oneroso di quello "chiavi in mano" ideato dalla Regione e dal Ministero, e farebbe risparmiare soldi alla comunità. O meno oneroso della seconda vasca di colmata, ideata dall'ing. De Girolamo, da realizzare davanti al porto turistico, chiudendolo definitivamente.

Insomma, fra queste diatribe e l'incapacità dell'Amministrazione di risolvere il problema (noi pensiamo  che non ci siano proprio al suo interno le conoscenze specifiche in materia), dopo la rinuncia del commissario Goio e dopo le dimissioni del Commissario Testa, che però sta sempre in mezzo come il prezzemolo, il dragaggio del porto è rimasto in bilico. E fermo.


2012

Foto de Il Centro


Ma è andata pure peggiorando la situazione della balneabilità delle spiagge, se è vero che la Goletta Verde di Legambiente il 2 agosto 2012 ha trovato la salmonella in due campioni su tre, anche il terzo inquinato ma non di salmonella, sia a nord del fiume davanti a via Balilla, sia a sud vicino fosso Vallelunga. 
L'ARTA e il Sindaco Mascia (PDL) non hanno avuto niente da dire in proposito.

Il flusso del fiume a nord: blu, verde, giallo

Come se non ci fosse alcuna novità, le polemiche sul dragaggio e sulle analisi sono continuate almeno da Novembre 2011, per non andare indietro oltre, e molto si è chiacchierato sulla qualità dei fanghi e delle acque del fiume.

I cittadini ignari ascoltavano dalla televisione le dichiarazioni dei politici addetti e non, ignari anche davanti ai fogli dei giornali che riportavano le dichiarazioni ufficiali delle Istituzioni.
I pescatori anch'essi ignari della situazione intanto si aspettavano una soluzione veloce delle operazioni di dragaggio delle zone portuali dove si muovono: l'avamporto, la canaletta e il bacino vecchio.
Anche se l'ingresso dall'imboccatura di scirocco del porto, intasata dagli interrimenti creati dalla diga, e il transito nell'avamporto sono una priorità per essi, in verità i danni che numerosi pescherecci hanno subito nel bacino vecchio, muovendosi fra le secche di fango,   ancora più evidenti di quelle dell'avamporto, sono economicamente più rilevanti.

E' quindi evidente che il dragaggio non può interessare solo l'avamporto ma anche la canaletta, che è sempre stata di transito, e il bacino vecchio, dove ci sono l'ormeggio e i servizi (carico e scarico, rifornimenti gasolio, assistenza, etc...). 
Ma il bando di dragaggio emesso l'8 ottobre 2012 dice:
  
...Disciplinare di gara. 
Procedura ristretta ai sensi degli artt. 3, 54, 55 e 81 D. Legs.  n. 163/2006  e succ. modific. ed integraz. e dell’art. 120 del D.P.R. n. 207 del  5 ottobre 2010 per l’affidamento dei lavori di dragaggio, rimozione, trattamento e conferimento in idoneo sito di discarica autorizzato di circa 200.000 m.c. di sedimenti (CPV 45240000) che interessano l’area della canaletta di accesso al porto canale e del porto commerciale nell’ambito dello scalo marittimo di Pescara - lavori misura -   
Importo dei lavori a base di gara €. 13.100.000,00...  

Quindi nessun dragaggio del bacino vecchio (ci ripenseranno ?).

Gli interrogativi si intrecciavano, mentre le Istituzioni e l'ex Commissario nulla facevano per chiarire la diatriba. 
Dicevamo all'inizio che le polemiche sono andate avanti almeno dai primi di Novembre 2011: perchè ? Perchè nessuno fino ad oggi ha pensato a fare chiarezza. 

Lo ha fatto oggi il WWF (Augusto De Sanctis), che dopo aver chiesto un accesso agli atti pubblici, ha reso noto che fin da allora l'ARTA (Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale) sapeva che dai prelievi effettuati ad ottobre 2011 risultava che il porto è profondamente inquinato, anche e soprattutto da mercurio.  


Cioè dai primi di novembre 2011 si conoscevano ufficialmente questi dati, ma solo oggi i cittadini e gli addetti ai lavori ne sono venuti a conoscenza, grazie al WWF. 
A distanza di quasi un anno. 
Alla faccia della trasparenza.

In verità l'ARTA, come risulta dagli accessi agli atti del WWF, aveva ufficialmente trasmesso alle Istituzioni il risultato delle analisi il 19 luglio 2012 e precisamente anche all'ex commissario Guerino Testa, che comunque ha continuato ad interessarsi della questione nelle riunioni che si sono susseguite, senza dire nulla, ci risulta.   

Dopo un'estate di polemiche fra l'Associazione Armatori e i progettisti del Piano Regolatore Portuale, in cui si metteva in discussione il dragaggio di soli 50.000 mc. (un'inezia), a settembre il sottosegretario alle infrastrutture Improta ha convocato un incontro con la marineria nella sala della Provincia in cui ha dichiarato esplicitamente che: 


  • il dragaggio sarà "chiavi in mano" di 200.000 mc.: non si sa però dove andranno i fanghi
  • non sono precisate esattamente ma si ritiene che debba riguardare le tre zone interessate (avamporto, canaletta, bacino vecchio)
  • che i soldi previsti stanziati sono 20 milioni, che però sono disponibili subito solo 4 milioni e mezzo (di cui 2,5 della Regione e 2 del Ministero)
  • il preliminare di bando scadrà il 26 ottobre 
  • dopo che si avranno le offerte, ci sarà il bando vero e proprio, entro dicembre.

Per concludere, l'8 ottobre 2012 il WWF ha comunicato i risultati dell'accesso agli atti pubblici, chiesto in precedenza. 
Il primo ufficio "ispezionato" è stato quello dell'ARTA. E quì non ci rimane altro che pubblicare il testo integrale del comunicato, che chiude per il momento la questione, in attesa dell'esito del bando preliminare:






 for a living planet




COMUNICATO  STAMPA  del 08-10-2012

ll Pescara:  fiume  in agonia

Risultati shock dalle analisi ARTA sulla canaletta del Porto di Pescara. Mercurio, idrocarburi e altri inquinanti.
ll 47% dei campioni mostra tossicità acuta “molto alta”.

Il WWF: la strada del bando per rimuovere i sedimenti è ormai obbligata, la politica accetti che la bonifica dei fiumi è una priorità per la regione.
 l sedimenti del Fiume Pescara alla foce sono inquinati da mercurio e da altre sostanze pericolose e mostrano gravi livelli di tossicità acuta. 
Lo dicono le analisi e la relativa relazione dell'ARTA sui sedimenti accumulatisi nella cosiddetta “canaletta” del Porto di Pescara (si tratta dell'area tra i due moli). 
I referti delle analisi sono stati consegnati al WWF durante un accesso agli atti svoltosi presso l'ARTA martedì scorso. Il campionamento risale all'ottobre del 2011 e i primi risultati, come, ad esempio, quelli sul mercurio, erano già disponibili agli inizi di novembre 2011 mentre altri, come quelli per la valutazione della tossicità, ai primi di gennaio 2012.
Nella Relazione dell'ARTA allegata ai campioni si può leggere che su un totale di 17 campioni:

“ii mercurio: per 76 campioni le concentrazioni sono superiori a mg/kg  1.05 (0,4 mg/kg, Livello Chimico di Base, ndr).

Per n. 70 campioni risulta superato anche il LCL (0,63 mg/kg) (Livello Chimico Limite, ndr), mentre per n.4 i valori  di concentrazione sono prossimi a tale valore”.

Inoltre, con riferimento ai valori cautelativi di concentrazione delle sostanze pericolose prioritarie (Tabella 2. 3. C dello stesso Manuale APAT-ICRAM), si osservano superamenti per i  seguenti  parametri: Benzofluorantene (in n. 3 campioni), Benzo (g, h, i) perilene (in n. 1 campione), Indeno ( 1,2, 3, c, d) pirene (in n.2 campioni)."*
L'ARTA segnala superamenti degli LCL anche per Rame (n.1 campione) e, per i limiti della  152/2006 per i suoli  ad uso residenziale (anche se l'appIicazione di tale normativa ai sedimenti  marino-costieri è oggetto di discussione, ndr), anche in tutti i campioni analizzati.  
Nella parte finale della relazione si può leggere:
"Riassumendo, su n. 17 campioni analizzati. . . In tutti i campioni, ad eccezione di uno, (. . .), risultano superati i valori LCB e solo in cinque casi non sono superati anche i  valori di LCL. Per tre campioni, le concentrazioni di composti che compaiono tra le sostanze pericolose prioritarie superano i valori cautelativi di concentrazione indicate nella Tabella 2. 3. C.
Dai risultati del test di tossicità acuta con Vibrio fischeri; il 47% dei sedimenti analizzati presentano una tossicità molto alta, il 24 % una tossicità medio-alta  e  il restante 29% rientrano in colonna  A della Tabella 2.4 del suddetto Manuale”.

Durante l`accesso agli atti è emersa anche una nota del Ministero dell' Ambiente con cui, nel trasferire alcune competenze sul dragaggio alla Regione Abruzzo, si può leggere: “A tal proposito si segnala che l’ISPRA, con la nota n. 245/P del 9 marzo 2012 che per pronto confronto si allega, in base all'ultima valutazione delle Misurazioni  analitiche che portarono all'emanazione del Decreto PNM-DEC-2011-573 del 20 settembre 2011 (il decreto che acconsentiva allo sversamento in mare, NDR), "valuta che non vi siano le condizioni per lo svolgimento delle attività di dragaggio con immersione deliberata dei sedimenti in mare”

Dichiara Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo “ll fiume Pescara è un malato acuto cui nessuno sta praticando cure. Siamo stati per mesi sommersi da polemiche infinite su “DDT si e DDT no” su una parte minimale dei fanghi da dragare nell'avamporto quando già c'erano dati così preoccupanti prodotti dalla stessa ARTA. Grazie all'accesso agli atti, abbiamo appreso dell'esistenza di una nota dell'lSPRA che il 9 marzo 2012 chiudeva sostanzialmente la vicenda. 

Nel 2007, durante l'iter di perimetrazione del Sito di Bonifiche di Bussi, scrivemmo che l'inquinamento interessava il fiume fino alla foce, chiedendo l'inclusione dell'intera asta fluviale o, almeno, dei principali sbarramenti dietro i quali si erano accumulati milioni di metri cubi di sedimenti provenienti da monte. È il caso dell'invaso ENEL di Alanno-Piano d'Orta. Allegammo uno studio avente per oggetto proprio la distribuzione del mercurio alla foce del fiume Pescara, pubblicato nel 2004 su una rivista scientifica internazionale dal Prof. Giaccio e colleghi dell'Università di Chieti. In questo studio il mercurio era indicato come presente con le stesse concentrazioni riscontrate a fine 2011 dall'ARTA.

Il Ministero decise di includere nel Sito di Bonifica solo gli invasi ma chiese alla Regione Abruzzo e all'ARTA di provvedere a monitorare lo stato dei sedimenti  lungo tutta l'asta fluviale. 
Ad oggi, a 4 anni dalla perimetrazione del SIN di Bussi, non ci risulta essere stato attuato né il Piano di Caratterizzazione del sito né il monitoraggio dei sedimenti lungo tutto il fiume Pescara. 
Tale situazione è inaccettabile perché non ci permette di capire se l'inquinamento che vediamo è la “coda” di fenomeni di sversamento a monte ormai conclusi e i cui effetti a valle si stanno esaurendo oppure se dobbiamo aspettarci addirittura un ulteriore peggioramento senza gli urgenti interventi di bonifica necessari sul fiume.

Le istituzioni sembrano prese da tutt'altro visto che si riesce a far riunire il consiglio regionale ben 14 volte per tagliare la riserva naturale del Borsacchio al fine di far costruire qualche palazzina mentre sostanzialmente si ignora una situazione ambientale ed economica cosi compromessa che tocca direttamente i cittadini e il mondo produttivo.

Chiediamo al Presidente del Consiglio Regionale, Pagano: non è il caso di convocare 14 volte ii consiglio regionale per affrontare ii tema dei fiumi abruzzesi ridotti a fogne, per discutere dello stato delle bonifiche in Abruzzo e, magari, del Piano di Tutela delle Acque che più che riqualificare mira a derogare agli obiettivi di qualità europei dei fiumi?

Ci domandiamo, ad esempio, se il gruppo PD in Regione continuerà a impegnarsi allo spasimo per sostenere il progetto TOTO di cementificio e megacava a Bussi con i 50 milioni di euro destinati alla bonifica oppure se capirà che è necessario spendere quelle poche risorse tutte e subito per bonificare la discarica “Tremonti” posta proprio sul fiume Pescara.

La politica deve fare delle scelte precise visto che sono ormai evidenti i costi collettivi che derivano da un fiume cosi inquinato. 
In tale situazione critica, avendo anche una vasca di colmata inservibile (?, ndr), il bando annunciato dal Provveditorato per il dragaggio è (era) sostanzialmente un passo obbligato.
Bastava leggere anche solo i primi referti ARTA del novembre 2011 sopra citati per capirlo oppure dare retta alle note del WWF dell'agosto 2011.

Leggeremo il bando con attenzione perché vogliamo che tutto proceda nel migliore dei modi  e in tempi strettissimi. 
Abbiamo una classe dirigente che è arrivata ad evocare populisticamente misure d'emergenza a basso costo, come se buttare a mare** il mercurio possa divenire un atto da statisti e di lungimiranza politica e civica se fatto con norme speciali.
Abbiamo amministratori che da un lato non sono consapevoli  del livello di degrado in cui viviamo e che allo stesso tempo non riescono ad accettare l’esistenza ormai consolidata di precise norme ambientali da far rispettare, visto che impiegano costantemente il loro tempo a immaginare soluzioni per aggirarle.

Il Fiume Pescara non merita tutto ciò”.


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*Tra l'altro il WWF ricorda che il Decreto del Ministero dell'Ambiente 56/2009 su alcuni limiti di qualità dei sedimenti marino-costieri e delle acque di transizione, per alcune delle sostanze citate pone limiti di legge ancora più restrittivi rispetto al Manuale ICRAM-APAT.
**visto che per quella cifra si può solo immaginare una soluzione di questo genere.


(aggiornato venerdì 12 ottobre 2012)

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A parziale correzione di quanto apparso sugli organi di stampa pubblichiamo

IL BANDO PER IL DRAGAGGIO EMANATO DAL PROVVEDITORATO OO.PP. 
(dal Provveditore ing. Carlea, subentrato al Commissario Guerino Testa, ndr postuma)


AVVISO DI PREINFORMAZIONE

L’Amministrazione deve dar corso all’esecuzione di interventi indifferibili ed urgenti   volti a rimuovere i rischi di esondazione del fiume Pescara e a ristabilire le condizioni minime di agibilità e fruibilità del porto canale di Pescara consistenti nei lavori di dragaggio, rimozione, trattamento e relativo conferimento in discarica di circa 200.000 m.c. di sedimenti (CPV 45.240.000 – 90.510.000-5).
AVVISO IMPORTANTE: Si Precisa che, in considerazione dell'urgenza, dopo l'aggiudicazione provvisoria si porcederà all'immediata consegna dei lavori sotto riserva di legge
Di seguito vengono resi disponibili i seguenti documenti:
AVVISO: Licitazioni private semplificate anno 2011 - a partire dal 20 novembre 2010 e fino al 10 dicembre 2010 si accettano le richieste di inserimento per l'elenco a sorteggio ai sensi dell'art.123 D.Lgs.163/06 e s.m.i.  Tutte le domande che arriveranno successivamente al 10 dicembre 2010 saranno inserite in ordine cronologico di arrivo in fondo all'elenco sorteggiato. La data del sorteggio pubblico sarà comunicata con un altro avviso.


Intanto sull'organo di stampa on-line Primadanoi.it  di oggi 29/ottobre viene pubblicato un documento del 27/03/2012, in cui l'ISS, Istituto Superiore di Sanità comunicava all'Ispra cioè al dott. De Bernardinis la presenza di DDT nei campioni di fanghi, e in quantità molto superiore al limite di tollerabilità, il motivo per cui la Procura de L'Aquila aveva sequestrato la draga Gino Cucco.
Tutti al loro posto ?



(aggiornato lunedì 29 ottobre 2012)



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Mercoledì 7 novembre 2012:

da il quotidiano Il Tempo apprendiamo: 

..."La notizia arriva da Giovanni Damiani, direttore tecnico dell'Arta, il quale, chiarisce, ne fornisce subito un'altra: «Stiamo attendendo ulteriori riscontri sulle ultime analisi svolte a ottobre sull'intero bacino del fiume, ma posso anticipare che la presenza di sostanze inquinanti, anche laddove ve ne siano, è nettamente inferiore ai limiti fissati dalla legge, quindi nessuno è più autorizzato a parlare di rifiuti pericolosi o cose del genere». Fugato questo dubbio, Damiani spiega anche il paradosso del nuovo dragaggio, che è anche una clamorosa beffa: «Stando ai risultati delle analisi - sottolinea - i materiali prelevati potrebbero essere sversati in mare oppure riutilizzati per il ripascimento, trattandosi di sabbia non contaminata»...

Ma, quindi, che cosa vuol dire ? Che all'Istituto Superiore di Sanità, ISS,  sono degli sprovveduti (stando al documento pubblicato più sopra, il DDT che fine ha fatto ?) e che De Sanctis del WWF, quando ha fatto l'accesso agli atti, ha visto lucciole per lanterne ? I dati sul  mercurio che fine hanno fatto ? 
E le altre sostanze inquinanti (arsenico soprattutto, mercurio anche e altro ancora) presenti nei campioni prelevati nella vasca di colmata della banchina di levante, che fine hanno fatto ? 
E' per questo che non si vuole bonificare la vasca e restituire quell'area all'uso di banchina per il traffico passeggeri o quello che gli pare ai nostri amministratori ?

Cosa dobbiamo pensare che è un tentativo maldestro di riprovarci con lo sversamento diretto a mare dei fanghi (inquinati ?).
Boh ?...

Intanto si mette a dura prova la resistenza economica e mentale dei pescatori e degli altri addetti portuali.

Ma in questo paese non si dimette mai nessuno ?


(aggiornato mercoledì 7 novembre 2012)

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Giovedì 8 novembre 2012:

da un sito on-line (leggimi.it) apprendiamo che, 

Arta Pescara, precisazioni del direttore Damiani sul dragaggio

Riceviamo e pubblichiamo
Rispetto a quanto scritto dal giornalista Antonio Fragassi nell’articolo dal titolo “L’ARTA aveva ragione: gettati a mare 11 mesi”, pubblicato sul Tempo di oggi (7 novembre 2012), il Direttore Tecnico dell’ARTA Abruzzo, Giovanni Damiani, tiene a precisare quanto segue:
1) allo stato attuale delle approfondite e rigorose verifiche effettuate con ISPRA sulle procedure analitiche utilizzate per i sedimenti del porto di Pescara è effettivamente stato dimostrato che l’ARTA aveva ragione sull’assenza di naftalene, mentre non è stato possibile accertare al di fuori di ogni ragionevole dubbio la presenza o assenza di DDT e più esattamente se le concentrazioni di questo analita fossero inferiori ai 4,8 microgrammi per chilo, condizione per la collocazione in mare dei sedimenti trattati non come rifiuto bensì come movimentazione di sedimenti marini secondo le linee guida del Manuale APAT-ICRAM;
2) si torna a precisare che le predette circostanze non riguardano tutti i sedimenti portuali, ma esclusivamente una quota di essi, individuata nei pressi della darsena commerciale;
3) il complesso dei sedimenti che si trovano all’interno del porto canale (canaletta e bacino di evoluzione) e nell’area compresa tra i moli e la diga foranea, infatti, è sempre risultato contaminato e per questi non si è mai ipotizzato alcuno sversamento in mare;
4) in ogni caso, seppur contaminati da sostanze inquinanti pericolose, la concentrazione di tali inquinanti nei sedimenti del porto canale di Pescara risulta all’ARTA (e nessuno ha mai contestato il risultato) notevolmente inferiore ai limiti fissati dalla legge per definire “pericoloso” il sedimento-rifiuto da asportare. Pertanto, dalle analisi effettuate dall’ARTA secondo il Piano di caratterizzazione redatto da ISPRA, la stragrande maggioranza dei sedimenti da dragare è risultata “rifiuto speciale non pericoloso” e sarebbero classificabili come tali anche per il DDT, qualora presente nella quantità rinvenuta dal laboratorio privato;
5) infine, essendo stata riscontrata anche da ISPRA l’estrema difficoltà nell’avere assolute certezze sugli effettivi tenori di DDT, è stata avviata ed è in corso una procedura nazionale di verifica delle metodologie analitiche oggi utilizzate, che ha il suo fulcro nelle attività congiunte tra ISPRA e Distretto Provinciale ARTA di Chieti ed è finalizzata ad individuare protocolli operativi condivisi e fissare livelli di incertezza analitica. Nessun laboratorio in Italia è oggi certificato per la ricerca e determinazione di DDT nei sedimenti marini e al momento, per quanto riguarda quelli del porto di Pescara oggetto di contenzioso, 5 laboratori hanno rilevato assenza o tracce minime di DDT e derivati, mentre 2 sostengono il contrario. In proposito va detto che, in collaborazione con ISPRA, il laboratorio del Distretto Provinciale di Chieti ha avviato l’iter di accreditamento per l'analisi del DDT.

Inoltre nella serata di giovedì, durante il TGRegione, in una intervista che ha fatto saltare sulla sedia i responsabili dell'ARTA, Augusto De Sanctis ha confermato quanto sopra e nei giorni scorsi evidenziato: che l'ARTA sapeva da un anno della presenza di mercurio nei fanghi da dragare, in quantità notevoli, e che non ha nemmeno citato nel suo comunicato, e non ha palesato pubblicamente la cosa come è suo DOVERE (ARTA = Agenzia Regionale Tutela Ambientale). 
Se inoltre non si può credere nemmeno all'ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), a chi si deve credere ?
Perchè questo silenzio da parte di un organo, l'ARTA, che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini e non la poltrona del suo direttore a nomina politica ?
Non è ora che a capo dell'Agenzia in oggetto venga nominato un direttore scientifico di provata esperienza scientifica e terzietà di fronte alla Politica e responsabile solo di fronte ai cittadini ?

Nè il quotidiano Il Tempo ha fatto una smentita di quanto dichiarato nell'articolo del giorno 7 novembre (che le analisi sono buone e i fanghi possono essere sversati a mare).

Ripetiamo: ma in questo paese (città, regione) non si dimette mai nessuno ? 



(aggiornato venerdì 9 novembre 2012)



  

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