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martedì 5 agosto 2014

L'ex-COFA-PP2: Appendice 2, a completamento della nostra Proposta per il porto

L'architetto Alberto Polacco, esperto di pianificazione portuale e nostro consulente dal 2000, ha chiosato l'approvazione del Piano Regolatore Portuale con la seguente frase: "Purtroppo è finita per la seconda volta la storia del porto di Pescara" (v. qui).

E qui vogliamo chiudere l'argomento con la pubblicazione del completamento della nostra Proposta con l'Appendice 2 sulle aree dell'exCOFA-PP2, che avevamo in serbo (per confezionarla meglio) perchè sembrava che, con l'annullamento del Consiglio Comunale Straordinario prima delle ultime elezioni amministrative, la nostra Proposta potesse avere un seguito.

Invece, la nuova giunta del  Comune ha approvato il Piano Regolatore Portuale

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Al Governatore D’alfonso, al Sindaco Alessandrini, al Presidente CCIAA Becci

Appendice 2: ex-COFA-PP2, completamento della Proposta.

A giugno del 2013  avevo mandato all’amico Maurizio Acerbo, che si era opposto al PP2, questa mail:
"Caro Maurizio,
sai come mi appassiona l'argomento della sistemazione delle aree portuali (ma non solo: hai visto la nuova imboccatura per il Marina, senza la quale non decollerà mai ?)...
...Se ritieni che non sia una pazzia, prosieguo….con le spiegazioni…
La CCIA li acquisisce, non li acquisisce ?". Cordiali saluti,

Figura 1: il rendering della CCIAA sull'ex-COFA.


Figura 2: il rendering modificato da A. Spina (primi mesi del 2013). L'area era passata nel frattempo in proprietà della soc. Pescaraporto, che vorrebbe costruirvi tre edifici, contestati al TAR da gli ambientalisti che reclamano la libera visuale del mare.


Ma non ricevetti risposta.

Poi è passato del tempo, e durante qualche nottata di veglia e lavoro, avevo elaborato una modifica sulla base di altre convinzioni. 

Di questa parlai (con timore) ai primi di giugno 2014 all’amico architetto Alberto Polacco, in una telefonata domenicale di saluti. 

E Alberto mi disse; “dài, màndamela !”. Io gli scrissi:

“Caro Alberto, ti allego il documento che avevo preparato per l'ex-Cofa.                                  

Poco più di un anno fa, sono stato invitato da Augusto De Sanctis del WWF (che mi ha pregato di andare al suo posto) ad un incontro informale sul PP2, organizzato dal prof. Sabbietti, del dipartimento di Architettura dell'Università D'Annunzio, presso i locali della Stazione di Porta Nuova.

Il professore ci mise davanti una pianta di quelle aree dove erano segnate i nuovi insediamenti. Ma nulla sapeva di quanto era previsto dal Piano Reg. Portuale.
Nei disegni che aveva, mi ricordo che c’era disegnato o ho intravisto, il ricordo è sfumato, un grattacielo.
Scherzando, ma criticando ironicamente quel disegno per via del fatto che non prevedeva anche un utilizzo di quelle aree a servizio del porto-passeggeri, dissi: “sul grattacielo ci potrebbero mettere un bel faro !”.

Discutendo dei vari aspetti, presenti rappresentanti del Comune e della Regione, di Italia Nostra, etc.., intorno ad un tavolo sistemato alla bell'e meglio, il professore ha preso buona nota delle problematiche per la soluzione dell'assetto portuale che ho spiegato a tutti come, dovrebbe essere sistemato (Proposta per il porto).

Il professore alla fine mi ha ringraziato, dicendo: "oggi ho imparato un sacco di cose".
E soddisfatti mi sono sembrati anche gli altri, che poco sapevano delle nostre critiche al PRP e del progetto nostro alternativo per il porto (ad un giovane tecnico geologo del Comune, che sapeva qualcosa ma troppo poco del progetto e dubitava, ho dovuto spiegare alcuni particolari che lui riteneva critici).

Ma parlando delle aree ex-COFA-PP2, in quell’occasione,  mi sembrava strano che non fosse previsto niente in quel progetto per il traffico portuale: non un silos auto, non la stazione marittima, etc…
Ora qualunque sia l’assetto del futuro porto passeggeri di Pescara, certamente avrà bisogno di quei servizi: in primis di un silos-auto (per i passeggeri e per i futuri abitanti di quell’area).

Per i passeggeri perché, quando nel 2001-2002 e seguenti, c’era ancora la Tiziano e fervevano le polemiche sull’assetto portuale sbagliato (che tale si è rivelato) al ns. sito web portodipescara arrivavano continuamente richieste da coloro che volevano imbarcarsi per la Jugoslavia, ma non volevano portare l’auto al seguito.
E chiedevano dove la potessero lasciare, custodita (o anche non custodita). 
Non essendoci posti né fuori, sui marciapiedi, né in ricoveri vicini, se ne andavano in Ancona.

Quindi di un parcheggio per le auto vicino alla Stazione Marittima c’è assolutamente bisogno.

Perchè non è stato previsto già in quell’area ? (La CCIA li acquisisce, non li acquisisce, li ha acquisiti ?).
Nei giorni successivi alla mia lettera ad Acerbo, l’anno scorso, venne fuori la notizia che il progetto Milia-Mammarella era stato bocciato dal TAR.
Adesso si apprende dai giornali che il nuovo Governatore, Luciano D’alfonso, e il nuovo Sindaco, Marco Alessandrini, vogliono immediatamente trovare una soluzione per quelle aree, sia per la proprietà sia per una loro sistemazione architettonica.
E allora mi permetto di girarti una idea che mi venne subito dopo quella riunione.

Perché, ripensando a quell’incontro con il prof. Sabbietti, invece un grattacielo in quell’area ci starebbe proprio bene: perché come diceva l’arch. Le Corbusier, un grattacielo occupa poco terreno, sfrutta al massimo l’area occupata, a tutto vantaggio del verde intorno o dei servizi vari; non fa ombra o ne fa pochissima sulle costruzioni circostanti, e dà spazi abitati in altezza.
E, in questo caso, farebbe ombra solo un po’ a giro per 180° (alla vecchia Marina sud, all’area portuale,etc…). Non so se darebbe fastidio agli aerei in atterraggio al Liberi…

E a ripensare alla battuta ironica sul faro, invece adesso penso che sia proprio necessario.

Perché ? Perché a quei tempi in Capitaneria c’era il Direttore Pietro Verna.
Gran galantuomo, che non meritava l’assalto alla Capitaneria da parte di alcuni facinorosi pescatori, e che mi ringraziò per aver presentato a lui per primo la Storia antica del porto da me scritta, a cui augurò “buon vento”, e che poi fu da me pubblicata sul blog Portodipescara.
Mi disse in quell’occasione che stavano richiedendo l’autorizzazione per la collocazione di un faro sulla cima di Colle Marino, di portata molto lunga (fino a 25/30 miglia), molto utile per la navigazione (sarebbe un buon punto cospicuo di giorno e un ottimo faro di notte), e che desse, tutto sommato, anche importanza alla Direzione marittima di Abruzzo e Molise.

Ma su quella collina mi ricordai allora il fatto che fossero stati trovati anche reperti archeologici, e che l’autorità paesaggistica difficilmente avrebbe dato l’autorizzazione ed è anche abbastanza distante dal porto. 

E, mi dissi a posteriori, perché non mettere un faro sulla cima del grattacielo nell’area ex-COFA ? Di quel grattacielo di cui mi parlò il prof. Sabbietti in quell’incontro ?

Il grattacielo non dovrebbe essere alto come quello che si vede nell’articolo allegato che sarà costruito in Cina, ma comunque abbastanza alto da rispettare le teorie di Le Corbusier, da rispettare le costruzioni intorno all’ex-Cofa, e di dare al…faro una bella portata, e oltretutto dentro l’area portuale.
Quindi sarebbe un riferimento molto preciso, cospicuo di giorno e luminoso di notte.

Ora, non so di urbanistica, e questa è solo un’idea (pazza ?) che è venuta a me personalmente. Di questa idea non sono tanto sicuro come per quella per l’ingresso del porto-turistico. Quella idea invece è molto realistica. Il Marina ne ha assolutamente bisogno. 

(Nota: La avete considerata ? Ma come, vogliono fare un porto-isola turistico a Montesilvano, pare che abbiano fondi europei, che sarebbe uno schifo dal punto di vista marittimo, trasportistico, etc…e uno sperpero di soldi della Comunità, quando il Marina avrebbe assolutamente bisogno di quei fondi per sistemare l’imboccatura sbagliata ?
Bruno Santori, quando glie la proposi, mi disse per telefono che…”magari si potesse fare !”.
Qualche volta Santori capisce le priorità del porto…).
                                                  
Avevo elaborato in questo frattempo il primo rendering della CCIAA con le informazioni acquisite nello scrivere la Storia del Porto e cioè soprattutto mi ricordai della natura delle aree complementari all’exCOFA, che nell’antichità erano formate dall’acquitrino del lago di Palata. Ed anche con un articolo apparso sul Corriere della Sera.

Così si vedono nel disegno gentilmente fattomi fotografare da Enea Cascella e posto sulla parete della sua barberia.

Figura 3: la Fortezza di Pescara nel 1838. A sud della foce del fiume, a destra nel disegno, c'era l'acquitrino del lago di Palata (che fu bonificato dal gen. Bardet)

Figura 4: la costa. anche nelle mappe successive storiche presso il Comune di Pescara, era coperta da macchia mediterranea e da un tipo di albero autoctono che in dialetto veniva chiamato "lu chiappine". Si tratta di pioppo bianco, come spiegatomi successivamente dal mio giovane amico Stefano Girasante di Pescara, agronomo presso il Comune di Versailles.

Figura 5:  gli alberi chiamati  "chiappini" che ricoprivano la costa prossima alla foce e il territorio di Borgo Marina nell'antichità (si vedono le prime paranze ormeggiate sulla sponda del fiume con le cime legate ad essi). Quella paranza ormeggiata agli alberi, sullo sfondo, potrebbe essere quella del mio bisnonno Domenico, detto “lu pape” (il papa).


E questo è l'articolo apparso sul Corriere:

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L’allegato dal Corriere della Sera, 20 maggio 2013
Blog di Guido Santevecchi

    



            
Più della metà dei cinesi abitano in città. Ma per sostenere la crescita economica che rallenta e colmare il divario di reddito tra gli strati sociali, il governo ha deciso di lanciare un piano di urbanizzazione che prevede di portare in poco più di dieci anni altri 400 milioni di persone dalle campagne alle città.
Secondo il governo del premier Li Keqiang, costruendo le necessarie infrastrutture si sosterrebbe l’economia  e si accrescerebbe la domanda interna. Quanto costa convertire 400 milioni di uomini e donne alla vita cittadina? Circa 100 mila yuan a persona (12 mila euro). Che moltiplicato per 400 milioni fa 40 trilioni di yuan, pari a cinquemila miliardi di euro.
Architetti, ingegneri, economisti, sociologi e politici stanno discutendo quale sia il modello migliore: costruire nuove città “medie” tra i 500 mila e il milione di abitanti e “piccole” (per i criteri cinesi) sotto i 500 mila, come vorrebbe il premier Li. O allargare ancora le  megalopoli, da Pechino a Shanghai, Chongqing, Wuhan, Chengdu?
In attesa di una risposta, a giugno cominciano i lavori per il più mastodontico progetto della storia: un palazzo dove vivranno e lavoreranno 30 mila persone. Sorgerà a Changsha, provincia dello Hunan, nel centro-sud della Cina. Avrà 220 piani e sarà alto838 metri. Ci saranno 92 ascensori, scale interne che svilupperanno in totale quasi10 chilometri, 17 eliporti. Uffici, negozi, ristoranti, cinema, giardini, un albergo, un ospedale, una scuola.  Di fatto una cittadina autosufficiente, dove la gente per lavorare non avrebbe bisogno di prendere l’auto o l’autobus, basterebbe l’ascensore (se un sistema del genere abbia senso, forse, più che agli urbanisti bisognerebbe chiederlo anche agli psichiatri).
La società costruttrice, Broad Sustainable Building (BSB), offre il suo supergrattacielo che si chiamerà Sky City come modello per “il prossimo passo nella storia dell’urbanizzazione”. BSB è stata capace di tirar su un palazzo di 30 piani in 15 giorni, nel 2011. Per la costruzione di questi giganti di acciaio, cemento e vetro, la parte più lunga dei lavori è costituita dallo scavo delle fondamenta, poi la tecnologia dei componenti prefabbricati permette ormai di salire di diversi metri ogni giorno. Gli ingegneri della BSB avevano assicurato di poter raggiungere il tetto (il cielo) a 838 metri in 90 giorni, ma le autorità di Changsha hanno dimostrato prudenza vietando la corsa. Ora i 202 piani dovrebbero essere impilati uno sull’altro in sette mesi a partire da giugno.




Insomma, io la vedo così. 
Non me ne volere...Buona Domenica,"


Qui finiva la lettera e questi furono i disegni che mandai ad Alberto Polacco,





aggiungendo anche quello della Stazione marittima sulla banchina sud, recuperata in modo che somigliasse alla chiesa di S. Andrea, con una struttura superiore in cui al primo piano ci sia la sala di aspetto dei passeggeri dei traghetti, che avrebbero la visuale su tutto il porto in attesa di imbarcarsi e in cima alla struttura la Torre di Controllo di tutto il porto, di quello passeggeri e di quello peschereccio (porto-canale):



Figura 6: la stazione marittima,a pianta decacodenale, a cui può essere sovrapposta una struttura metallica (?) raffigurante la chiesa di S. Andrea, patrono dei pescatori. Al primo piano la sala d’attesa per i passeggeri, con vista sul porto. Nella torretta la torre di controllo per 360° di tutte le banchine, sia di quelle per i pescherecci sul porto-canale sia di quelle per i traghetti nella darsena.





Figura 7: la chiesa di S. Andrea a Pescara (dietro la mia casa paterna), che dalla finestra ho visto crescere fin dagli scavi per le fondamenta. Oltretutto la madrina della chiesa, che presenziò alla posa della prima pietra, era mia nonna Anna, moglie di Pasquale, detto “lu scrivane” e figlio di Domenico. Domenico morì l’8 maggio 1881 alla foce del fiume insieme ai 7 membri dell’equipaggio sotto una burrasca di greco-tramontana (allora nacque l’esigenza di fare il porto-canale).



Alberto mi rispose che l’idea gli piaceva moltissimo e che condivideva appieno le motivazioni che mi ci avevano trascinato. 
Così, mentre ci stavamo preparando per confezionarla insieme come si deve, nell’eventualità che ci avessero chiamato, mi divertii a correggerla in modo che fosse più chiara:


Figura 8: l'area dell'exCOFA ricoperta dalla macchia mediterranea e dai pioppi bianchi che si vedono nella foto antica di Borgo Marina,  fruibile sia dal Marina che dal porto e dalla città. Al centro il grattacielo stretto e alto con in cima il faro con portata fino a 30 miglia nautiche. Sotto la macchia mediterranea e intorno al grattacielo il parcheggio ad uso dei passeggeri dei traghetti e dei residenti. Il Marina con la nuova imboccatura e il nuovo bacino profondo esterno e la spiaggetta privata nell'angolo tra lo spezzone del vecchio antemurale e il nuovo molo. I circoli velici dovrebbero costruire un molo in palafitte di legno per mettere agevolmente in acqua le derive e avere un appoggio per rientrare.


l'ex-COFA vista dal Ponte del Mare. Il grattacielo, con in cima il faro, è arredato con giardini verticali, 
come quello progettato dall'arch. Boeri a Milano (v.foto sotto).



il progetto completo del Bosco verticale dell'arch. Boeri a Milano
il grattacielo con bosco verticale visto dal basso
una vista dei piani già attrezzati a verde

La versione definitiva della Proposta alternativa.


Invece, la nuova giunta del  Comune ha approvato il Piano Regolatore Portuale…che è fermo ancora per l'approvazione del Consiglio Superiore dei LL.PP., soprattutto per la parte idraulica per cui ha chiesto studi approfonditi e non ancora approvati.



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Pescara, martedì 5 agosto 2014 (aggiornato 9 febbraio 2016)





NB: i disegni sono stati fatti con il mouse e il programma Paint di Microsoft





lunedì 4 agosto 2014

La foce del Saline

 
Figura 1: la vallata del fiume Saline e del fiume Fino

Pare che sia in discussione nel Comune di Montesilvano il progetto di un porto-isola turistico.
Per la verità in passato anche per il porto di Pescara dall'Università D'annunzio era venuta un'ipotesi di porto-isola.
Evidentemente il vizietto si ripete…

Un porticciolo turistico a Montesilvano non avrebbe altro esito che quello funesto del porticciolo di Francavilla o di un progetto incredibile come quello di S.Vito.
Quest’ultimo è incredibile soprattutto per l’impatto negativo che avrebbe sul profilo costiero ma anche per la valutazione pessima che diamo  ad un ingresso rivolto a sud, come si desume dal progetto, pericoloso per la navigazione oltre che destinato inevitabilmente ad interrarsi –si veda il Marina di Pescara-. E anche per la disponibilità del porto turistico di Ortona, lì vicino a 4,7 km.

Così come a Montesilvano si dimenticano che a 8,9 km di distanza c’è il Marina di Pescara che ha ampia disponibilità di posti per barche a vela o per barche a motore di un certo pescaggio.

Perchè un porticciolo a Montesilvano ha senso solo come approdo per piccolissimi motoscafi da diporto e comunque per natanti di bassissimo pescaggio, com'è adesso il ricovero di Marina di Città S. Angelo sulla sponda nord del fiume Saline .


 
Figura 2: la foce del fiume Saline ad Aprile 2011.



Approdo che è nato in modo naturale su quel fiume e che si può solo migliorare ma non stravolgere.  Per cui un approdo-canale ci può stare. Un porto turistico no, secondo me.

Se il Comune di Montesilvano sente il bisogno di creare un approdo per piccoli natanti come quello di Marina di Città S.Angelo o per derive è comprensibile e naturale che provi a realizzarlo.

 
Figura 3: il terzo ponte sul fiume Saline, come previsto dalla Provincia di Pescara.


Ma non è sensato voler creare un porto turistico vero e proprio: non lo è nè per le valutazioni sull'impatto ambientale che avrebbe sulla costa, nè per quelle sulla sostenibilità economica e finanziaria, nè per quelle sulla sua sostenibilità dal punto di vista dei flussi commerciali futuri.

La valutazione sull'impatto ambientale non può che essere negativa perchè ogni opera aggettante a mare crea degli scompensi sulla costa: basta vedere come ha influito il porto di Pescara sulla costa a nord e a sud. O quello di Ortona (anche di più). O quello di Giulianova.

Ma i porti suddetti avevano una ricaduta commerciale motivata e necessaria, legata alla presenza dei traffici commerciali, turistici o legati alla pesca. 
E quindi la necessità di avere un porto era superiore al bisogno di proteggere alcuni tratti di costa (se il porto è indispensabile ci può stare qualche sacrificio per la costa, anche se non è detto che ci debba essere per forza).
Per quello di Montesilvano (o di Francavilla, o di S.Vito) questa necessità non ci sarebbe.

Quindi lo sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale per un porto turistico a Montesilvano non può essere che quello che si è delineato già in modo naturale con l'approdo sul fiume Saline di Marina di Città S. Angelo, sulla sponda nord.

Approdo che può essere ripetuto anche sulla sponda sud di quel fiume, ricadente sul territorio del Comune di Montesilvano.

Ma, come è accaduto per la nascita e lo sviluppo del porto di Pescara, la foce del fiume Saline può essere comoda per l'approdo dei piccoli natanti sulle sue sponde, ma pericolosa in caso di rientro con mare mosso per via dei bassi fondali insiti nella sua natura (come è evidente dalla foto sopra e come sanno tutti i frequentatori di quella foce ).


E qui ribadisco il concetto che un porto deve sempre essere un rifugio sicuro in caso di avverse condizioni meteo-marine, altrimenti viene meno il concetto stesso della necessità dell'esistenza stessa di un porto (o di un approdo). 

Quindi se approdo o rifugio vi deve essere nei paraggi di Montesilvano, vi deve essere connaturato in modo sostenibile ma senza dimenticare quale ne è il principio ispiratore.
E un modo sostenibile di farlo a Montesilvano è, secondo il mio parere,  solo quello di realizzare un approdo-canale sul fiume.



Il quale, sull'esperienza della storia del porto-canale di Pescara (e fatte le dovute proporzioni), potrebbe ripetersi con l'allungamento del molo esistente di circa 80 metri (vicino alle scogliere sommerse a nord) fino a raggiungere la linea di sporgenza delle opere a mare già presenti davanti ai grandi alberghi di Montesilvano, sulla sponda sud del fiume.
E di costruire un piccolo molo sud che parta dall'isolotto attuale sulla foce del fiume e si sporga a mare parallelo al molo nord.

La sponda sud del fiume dovrebbe essere sagomata fino al punto della foce in cui adesso il fiume si divide in un canale secondario (dove c’è quella specie di isolotto naturale), in modo da far convogliare il flusso delle acque solo verso un unico canale di sfogo. 

Sarebbe una situazione simile a quella per cui è nato il porto di Pescara e il convogliamento in un sol punto del flusso del fiume e del riflusso di marea migliorerebbe la navigabilità della foce, pur se destinata a piccolissimi natanti.

Si potrebbe quindi spostare l'ingresso sul fiume in acque più profonde (circa 2 metri) e più sicure in caso di condizioni di rientro con mare mosso, anche se l’approdo è destinato a piccoli motoscafi che si muovono in uno specchio di mare ravvicinato e che tutto sommato escono in mare solo in condizioni meteo marine tranquille.
Ma senza oltrepassare con nuove opere a mare quello che è il profilo di costa attuale.

E che quindi dovrebbe essere come nel disegno sottostante:


Figura 4: foce del fiume Saline a Montesilvano/PE.

All'altezza dell'ingresso nell'approdo-canale la profondità del mare sarebbe di 2 metri circa, sufficiente a far navigare in sicurezza i piccoli motoscafi anche con mare mosso, sia di tramontana e greco-tramontana (da nord) sia di levante-scirocco (da sud): che sono le condizioni meteo prevalenti, come nei paraggi del porto di Pescara.

Il restringimento della foce del fiume ad una larghezza fra i due moli di 30/35 metri servirebbe ad aumentare la portata e la velocità complessiva del fiume in quel tratto ed a rendere più uniforme la sua profondità all'altezza della linea di battigia attuale.
E’ noto dagli studi di idrodinamica che, restringendo l’alveo e aumentando la portata, la velocità del flusso del fiume aumenta. E quindi anche il deposito del fango in quel tratto sarebbe minore.

In modo così di migliorarne la navigabilità per i piccoli natanti che vi si rifugiano, proprio nel punto dove adesso le acque del fiume si dividono tendenzialmente con una forma iniziale di delta.

Profondità che si manterrebbe nell'ordine dei 2 metri, dall'ingresso fino all'approdo nel bacino interno, su una delle due sponde terminali del fiume (fino all'altezza del ponte della ferrovia), sufficiente per le esigenze di quelle imbarcazioni.

Sagomando la foce del fiume con due piccoli moli, all'esterno del molo sud, davanti agli alberghi, si creerebbe una nuova piccola spiaggia, più o meno come sul lato sopravvento, nel territorio del comune di Città S.Angelo.

E all’esterno del molo nord, vicino all’estremità, si potrebbe inserire un caratteristico e tipico trabocco locale.

Inoltre il flusso del fiume (adesso inquinatissimo, come quello del Pescara, ma che comunque ho letto da qualche parte è nelle intenzioni dell'Amministrazione di bonificare) non verrebbe a riversarsi sulla spiaggia a nord, defluendo più al largo.

Le acque in quel tratto di spiaggia non sarebbero inquinate dal fiume come adesso e, anche quando il fiume venisse bonificato, le acque di quella spiaggia sarebbero pulite e marine, quindi salate.

Come  è certamente intenzione del Comune di Città S. Angelo di offrire ai suoi cittadini e ai turisti.

 
Figura 5: sistemazione della foce del Saline.


 Gli alberghi più vicini, non sarebbero interessati dal deflusso del fiume anche se dovesse soffiare il vento di tramontana (che spinge le acque su quelle spiagge sottovento), in quanto con l’impeto di corrente più forte che il fiume avrebbe, il suo flusso defluirebbe più al largo.

Nella spiaggia che si verrebbe a creare fra il molo sud e il primo albergo potrebbe nascere un circolo velico con rimessaggi di modeste dimensioni ad uso delle derive a vela.
Un punto di approdo per le derive è stato oggetto delle ricerche del Comune di Montesilvano nel recente passato, come ho letto dalle notizie di stampa.
E quindi quello potrebbe essere il posto ideale e più naturale per crearlo.
Infatti, posizionarlo lungo la pur lunga spiaggia di Montesilvano, sarebbe un modo di sottrarne qualche tratto di essa ai bagnanti e darebbe l’occasione di nuovo di inserirvi qualche manufatto posticcio, comunque mai troppo bello da vedersi sulla spiaggia.

Un circolo velico per derive, addossato al molo sud del fiume sulla spiaggia che vi si verrebbe a creare, darebbe anche modo di organizzare eventi e raduni, a tutto vantaggio degli alberghi lì vicino e della intera comunità.  Il trabocco costituirebbe un tocco di tipicità e bellezza.
E la foce, così sistemata, sarebbe più sicura e navigabile.  


                                                                                                          Antonio Spina


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PS: ci sono alcuni commenti/osservazioni importanti su questa ipotesi di soluzione che si possono leggere fra i commenti sul blog ( in fondo all'articolo)
Chieti-Pescara, città metropolitana: la foce del Saline





NB: i disegni sono stati fatti con il mouse e il programma Paint di Microsoft