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martedì 6 novembre 2012

Storia del Mercato Ittico

Una volta, diciamo verso la seconda metà dell'800, il mercato del pesce si teneva nella piazzetta del Forte Bandiera, dentro la vecchia Fortezza (Pescara vecchia).


Coll. Caripe: Pescara vecchia, subito dopo l'Unità d'Italia


La vendita all'asta del pescato avveniva all'aperto: l'astatore partiva da un prezzo "giusto", il più alto possibile, che assegnava ad ogni coffa di pesce, perchè poi si procedesse alla vendita, scalando a voce mano a mano il prezzo, fino a quando un commerciante/compratore non la fermasse, chiamandola "io", come acquistata, e perchè l'acquisto gli fosse assegnato.

La competizione fra i compratori/commercianti/"pesciaroli" era nel cercare di comprare la coffa di pesce che gli interessava al prezzo più basso, ma almeno un attimo prima che qualche altro commerciante lo anticipasse. E quindi era una gara al ribasso, ma con l'occhio al concorrente che avrebbe potuto anticiparlo. E questo faceva sì che il prezzo si rialzasse. Perciò non si poteva comprare alla fine con un prezzo tanto basso, se c'era abbastanza concorrenza fra i commercianti.


Come è raccontato su questo blog, nella "Storia del porto nell'antichità" da Aurelio Pomante, i venditori di allora, gli astatori (Massacese, Pasquale Spina "lu scrivane" e La Selva) ne erano i protagonisti. 
Raccontava Pomante: "...I natanti attraccavano alla banchina di Forte Bandiera, e li stesso si procedeva alla vendita del prodotto che, caricato sui carretti trainati da cavalli, prendeva la via di Napoli...Intanto il mercato del pesce, che prima si svolgeva sulla banchina del Forte Bandiera, era stato trasferito in un vasto locale di via delle Caserme. Verso sera, quando i barchitti rientravano, i murè, con le carrette stracariche, trasportavano le coffe ricolme di pesce, che « li vinniture » (i venditori) mettevano all’asta. Tra i più noti venditori del tempo furono Massacese, La Selva e Pasquale Spina... La vendita del pesce fu sempre uno spettacolo vivo, interessante, attraente. Sembra ancor oggi di udire il lamentoso scandire de “lu Scrivane”: «... quattri e sessante, quattri e cinquante, quattri e quarante... », e la voce decisa del « pesciarolo » interrompeva l’asta acquistando la cassa di pesce, mentre i vecchi pescatori confabulavano, commentando la giornata trascorsa al largo. Per i non iniziati, erano, quelli, discorsi strani e incomprensibili. «Aveme salate cinquanta passi alla bona, mezz’a Calivano; aveme salbate mezz’a la masserie de li fiate... ». In sostanza, più istinto che scienza, più esperienza che preparazione nel mestiere di parò, a quei tempi..."

Ma tutto sommato anche adesso i discorsi dei pescatori sono gli stessi, anche se si sono allargate le zone di pesca : "gli scogli", "il fondale", "il gomito", "la scalata",...oppure per i più avventurosi "la fossa di Pomo", le coste slave,...e ci sono nuovi strumenti di navigazionel'ecoscandaglio, il radar, il loran, il plotter, il GPS, il bluebox e ultimo al suo posto l'AIS (che darà la posizione esatta e "al secondo" della barca), che allora non c'erano. 
Si andava solo con bussola e timone. 

Comunque l'asta viene fatta ancora così. E l'astatore, per rispetto verso i pescatori, ha sempre tenuto in conto i bisogni di essi ed ha sempre cercato di fargli ottenere il prezzo migliore, partendo dalla più alta cifra possibile, in base alla qualità del pesce. Poi l'asta decideva.

Nel tempo dalla piazzetta del Forte Bandiera l'asta venne trasferita in un vasto locale di via delle Caserme e da lì venne spostata nello slargo a fianco di via Paolucci (vedi foto sotto) prima della torre dell'acqua e del Mercato Ittico successivamente costruito. 
Ci ha raccontato Marino Frosciacchi, detto"Zachaiele", uno delle memorie più vecchie di Borgo Marina, che l'asta avveniva sotto un capannone di metallo posto all'interno dello slargo, dove si nota, al centro in basso nella stessa foto, il muretto basso costruito nel "ventennio mussoliniano" per arginare le piene del fiume.
E' davanti a quel magazzino basso con il tetto di tegole che papà Silvino piazzava il suo banco del pesce, intorno al 1960, quando avevamo una decina d'anni. 




Dopo di che, nel secondo dopoguerra, l'asta, dallo slargo sul lungofiume Paolucci si è trasferita nel nuovo Mercato Ittico. 




Ma i modi di farla sono rimasti gli stessi di quelli di Forte Bandiera.

All'interno del grande salone dalle alte volte del Mercato, negli anni '60, era stato creato una recinzione ad U rettangolare, con delle transenne di legno, di bel disegno antico romano, verniciate di colore grigio, intorno alle quali si piazzavano i compratori, "i pesciaroli", 



Balaustra della recinzione



e che dalla parte aperta della stessa U aveva la bilancia, "la bascuia" (bascula). 


Anni '60: pianta della disposizione del mercato all'ingrosso del pesce  dentro il Mercato ittico, più o meno al centro del grande unico locale dalle alte volte.


Gli astatori, intanto, per questioni anagrafiche o storiche, erano venuti man mano cambiando.  

Negli anni si aggiunsero: i Di Giorgio, detti "lu zingarille", ("citilene" e il fratello), e i figli dello "scrivano", Silvino, mio padre, e gli zii Mimì e Antonio, e dei Massacese, dei La Selva, dei Pennese (Antonio, Berlante e Mario). E gli altri di cui adesso tralasciamo il compito difficile di citarli tutti. 

Ma la cantilena degli astatori nel fare l'asta, raccontata da Pomante nella Storia del Porto, era la stessa. Partivano dal prezzo più alto, a scalare fino all"io" del "pesciarolo": "quattri e quaranta, quattri e trenta, quattri e venti,... ,... io"
Ogni tanto succedeva che gli "io" si accavallavano e quindi si accendeva qualche discussione su chi l'avesse detto prima. Ma non ricordiamo di episodi degenerati.

Se l'astatore parte dal prezzo più "giustamente" alto, per i pescatori è una garanzia in più.
Se l'astatore non è giusto, si vede subito.

Quando il "pesciarolo" fermava l'asta con l'"io" per acquistare la cassa di pesce, o anche due o tre casse contemporaneamente, questa veniva posta sulla bascula per essere pesata.

A questa operazione provvedevano gli "sbalzocchi" (come dire...gli inservienti del mercato ): tra i più famosi erano "Battillone" Maione, e  "Ciuciù": per dare un tocco di colore, Ciùciù era poi quello che durante la festa di S. Andrea, il Santo patrono, si metteva dentro a "lu mammoccie", la bambola pirotecnica, e ballava per tutto il percorso che va dalla Chiesa di S. Andrea, per via Gobetti, via Paolucci fino allo slargo del Mercato Ittico, dove c'era già pronto il Palco dei famosi musicanti  di Pianella o di altri paesi vicini. "Battillone", un tipo un po' tracagnotto, ce lo ricordiamo anche perchè ad una mano gli mancavano tre dita. Il fatto è che da giovane era stato un "bombarolo", nel senso che sporadicamente praticava la pesca con le bombe, vietata fin da allora e la praticava anche nello specchio d'acqua davanti ai trabocchi (quando c'era l'acqua !). E una volta, ci pare di aver sentito dire dai vecchi, la bomba preparata per la pesca gli scoppiò in mano. Di quà le tre dita di meno. 

Gli "sbalzocchi"  abitualmente anch'essi mettevano da parte la loro "scaffetta", prelevando dalle casse quà un merluzzo, là uno scampo, là una triglia, sia prima della pesa, sia dopo la pesa. 
Questa abitudine consolidata destava  ogni tanto qualche rimprovero sia da parte dei pescatori sia da parte dei "pesciaroli". Ma è andata avanti, silenziosamente negli anni, così. 
Il fatto è che , come vedremo dopo nello spiegare cos'era "la scaffetta", non c'era un comandante che la assegnava dentro al Mercato. E di quì i rimproveri.

Il ragioniere, che stava su un banco sopra la bascula, registrava il prezzo fissato e la quantità pesata, e assegnava alle barche dei pescatori ogni vendita.
La transazione veniva effettuata in contanti dalla banca che aveva l'agenzia dentro gli uffici del mercato in base alle ricevute emesse da lui che controllava la pesa sulla bascula.

Anche il ragioniere era un "personaggio": ce lo ricordiamo bene perchè era quasi orbo ad un occhio. I motivi per cui lo fosse non li ricordiamo. Ma ce lo ricordiamo sempre a cavallo della sua bicicletta, che d'altronde era il mezzo di locomozione più usato di allora. Era lo stesso mezzo che usava mio padre, sempre, tranne quando si trattava di andare a fare qualche mercato lontano con il pesce comprato all'ingrosso: Roma, Milano o Napoli.
Allora si usava il camion della ditta "F.lli Spina", che chiamavamo "lu paparone", pilotato di solito da Fernando, il loro anziano dipendente. La ditta aveva poi un camioncino, più piccolo, "la "balilla", che però non era la classica balilla ma una "Fiat 1100 muso lungo", furgonata con un telone. E' con quella che abbiamo fatto le prime prove di guida. 



papà Silvino al banco fuori dal Mercato ittico, davanti alla attuale sede dell'Associazione Armatori. Si era nella seconda metà degli anni '60, quando aveva abbandonato da tanti anni l'attività di pescatore, di cui non conserviamo alcuna foto. Essendo nato nel 1906, quì doveva avere 62/63 anni. A fianco a lui Fernando Pacchione che era allora il suo collaboratore e dipendente. Gli altri erano amici che si fermavano a fare due chiacchiere. 


E adesso apriamo la parentesi sulla "scaffetta" dei pescatori. 
Essa era una parte di pescato giornaliero che il comandante o il capo-pesca assegnava ed assegna tutt'oggi ad ogni membro dell'equipaggio. Quello che assegna il comandante è sacrosanto: anche se c'è qualche differenza fra comandante e comandante, fra barca e barca.

Nell'antichità e anche oggi la "scaffetta" era il sostentamento della famiglia dei pescatori, che quando tornavano a casa dalla giornata in mare le mogli provvedevano a cucinare per la cena. 
Di carne allora non se ne vedeva l'ombra, se non nei giorni di festa.



"Cettina" e le altre con le scaffette


La quantità di pesce assegnato era più o meno di tre o quattro chili, che nel tempo è andato crescendo fino agli odierni sei, sette e anche più.

Oggi giorno, come allora, la "scaffetta" rappresenta una specie di acconto giornaliero immediato per tutti gli uomini dell'equipaggio, i quali poi a fine mese ricevono la "parte" sulla somma intera guadagnata dalla barca (al comandante ad esempio due parti, al capopesca una e mezzo, al marinaio una).
La scaffetta è fuori dai conti regolari mensili e ognuno nel tempo ne ha fatto l'uso che più gli faceva comodo: portarla a casa per i bisogni della famiglia, o venderla ai passanti sulle banchine del porto. 
Nell'antichità tutte le mogli o le madri rimanevano sulle banchine con il loro piccolo paniere di pesce: le famiglie erano di tipo patriarcale, il pescatore era l'unica fonte di reddito e quindi le donne, che però comandavano a terra quando gli uomini erano in mare, sopperivano in questo modo ai bisogni giornalieri. 



Anni '60: anche le bellezze non erano rare !


Esse purtuttavia si incaricavano di vendere anche "la scaffetta" di quei pescatori che non avevano, per vari motivi, donne disponibili.
Per la verità, qualcuna si ingegnava, e con l'aiuto di un carretto andava in giro per le strade cittadine a vendere anche più di una "scaffetta". Erano diventate praticamente delle venditrici ambulanti. Oggi si muovono con le motocarrozzette furgonate. 
Negli anni, con l'evoluzione della società, si sono viste sparire sempre di più queste figure; ma qualcuna è rimasta.



La mamma di un pescatore con le "scaffette" di tutto l'equipaggio della barca.
Il pesce è nelle cassette di polistirolo


Anche i contenitori sono cambiati: si è passati dai panieri di vimini alle cassette di legno, poi alle cassette di plastica e oggi alle disastrose cassette di polistirolo, disastrose per la conservazione del pesce e per l'ambiente (sono cancerogene, oltre che non riciclabili).
Non abbiamo fatto una statistica precisa, ma ci risulta che abbiano preso piede a Pescara (sotto la consiliatura dell'assessore Padovano) e in pochi altri mercati, ma sempre più numerosi. 

Vedi il video di PRESA DIRETTA, di Corrado Iacona: clicca quì 


Oltre che "riscaldare" il pesce, cioè non tengono la temperatura bassa, si rompono facilmente, di modo che i trucioli di polistirolo sono sparsi dappertutto (intorno al mercato o sulle banchine), e anche in mare  e nelle discariche:



I pescatori Cocò, Massimo, Antonello e un altro intenti alla selezione del pescato dopo la "salbata" della rete.
La rete viene rigettata subito in mare dopo la salpata e infatti si vedono i cavi di acciaio di nuovo in tiro. 
Poi si seleziona il pesce.
La foto è di qualche anno fa: si vedono le cassette di plastica pesante, che non vanno via con il vento e sono più resistenti all'uso.  


Inoltre le cassette di polistirolo sono praticamente "usa e getta" e quindi con un impatto ambientale superiore. 
Non solo: ma ogni cassetta ha un suo costo che alla fine del mese incide abbastanza sui conti spese dei pescatori, mentre invece le cassette di plastica venivano lavate dagli "sbalzocchi" e di nuovo usate. 
Di esse ogni barca aveva una contabilità di semplice carico e scarico e pagava quelle perse.



Una cassetta di polistirolo rotta


C'è da dire che, da quando il Mercato Ittico non è più in auge, nel senso che, per i motivi che spiegheremo in seguito, l'asta non soddisfa più le esigenze economiche dei pescatori, le cassette di polistirolo sembra che siano diventate più utili per quelli che portano il pescato su mercati diversi, Roma soprattutto, perchè più remunerativi. 
E quindi è più facile lasciare sul posto, insieme, cassetta di polistirolo e pesce , una volta venduto.
Ma lo smaltimento della cassetta diventa a quel punto un problema di  quel mercato.

Per cui non sarebbe male, per i sopraddetti motivi, tornare all'uso delle cassette di plastica pesante.

Certo chi volesse portare il pescato su altri mercati e trovasse più comodo l'uso delle cassette di polistirolo, potrebbe continuare a farlo (a proprie spese). Ma i pescatori che volessero continuare ad usare le cassette di plastica pesante, perchè portano il pescato solo all'asta del locale Mercato Ittico, dovrebbero averne la possibilità. 

Il "tocco": è venuto in uso negli ultimi anni, non essendoci più il servizio delle motocarrozzette al posto dei vecchi carretti, guidate dagli "sbalzocchi", che il trasporto del pesce dalle barche al Mercato dell'asta venga effettuato dagli stessi pescatori con il proprio furgone (anche se i pescatori continuano a pagare questo servizio alla cooperativa degli sbalzocchi del Mercato, che dovrebbe effettuarlo).

A parte la confusione di camion che si crea davanti al Mercato, che non è proprio un bel vedere, è venuto in uso il metodo del "tocco" per decidere chi deve accedere per prima all'asta: è chiaro che accedere prima degli altri significa, in linea di massima, spuntare i prezzi migliori, perchè i commercianti che devono andare via presto comprano anche ad un prezzo più alto. Ma il sistema del tocco non ci sembra il migliore.
Perchè ? Una volta usava che la barca che arrivava prima in porto, e quindi al Mercato, vendeva prima delle altre che arrivavano dopo. Era un sistema collaudato nei decenni e che funzionava bene. Perchè se era vero che chi arrivava due ore prima al Mercato spuntava dei prezzi migliori, era anche vero che aveva pescato due ore di meno, e quindi , in linea di massima aveva fatto una "cala" in meno e una cala più corta. E quindi portava meno pesce, ma spuntava un prezzo migliore. Viceversa chi arrivava due/tre ore più tardi al Mercato, portava più pesce perchè aveva fatto una cala in più o una cala più lunga o in una zona più lontana. Insomma vantaggi e svantaggi in un certo senso si compensavano, naturalmente, e anche se poi in fondo tutto il meccanismo era affidato alla Buona Sorte, molto contava l'abilità del capo-pesca nel valutare la situazione: fare un cala più lunga o una cala più corta, o più sottocosta.  
Invece adesso si ammassano nell'atrio del mercato tutte le partite di pescato che vi arrivano. Dopodichè si procede al tocco per decidere chi deve entrare prima sotto l'asta. E allora può succedere che chi è arrivato ultimo magari vende per primo (e qualche armatore vende il pescato di due o tre barche insieme, anche se le barche sono arrivate in porto in orari diversi). 
E quindi tutto il meccanismo collaudato nei decenni, descritto prima, salti. 
Sinceramente non ci sembra che i tempi nuovi abbiano portato buon consiglio (e per questo l'asta è in declino). 
Di chi deve essere il compito di riportare l'asta in auge ? Naturalmente del direttore del Mercato e dell'assessore comunale di riferimento (e anche delle associazioni dei pescatori).

Adesso bisogna fare una parentesi sulla banchina di sbarco del pescato.

L'esigenza di avere un tratto di banchina sempre libero per lo sbarco è sempre stata molto sentita.
Ci si è provato a definirla ma non ci si è riuscito per i boicottaggi dell'uno o dell'altro comandante.
Poichè è in discussione il nuovo assetto portuale, noi abbiamo pensato che la soluzione poteva essere trovata in quest'ambito.

Come si vede da questa foto d'epoca, la banchina della Madonnina, dopo lo scalo d'alaggio, è sempre stata zona di secche:





e, come si vede dalle ombre scure nella foto seguente del 2012, lo è ancora oggi.
Tanto vale riempirla tutta (e a tale scopo si possono usare i fanghi del dragaggio) dopo aver lasciato un canale di sfogo per il troppo pieno della vasca di spinta delle acque reflue, lì di fronte. 
Questa nuova banchina della Madonnina, contrassegnata in giallo, può essere dedicata solo all'uso di scarico del pescato:


la banchina della Madonnina

 
Una parte della banchina potrebbe essere lasciata allo scalo di alaggio per il suo potenziamento, di cui pure si sente il bisogno.
I pescherecci potrebbero scaricare su quella banchina il pescato, che caricato sulle motocarrozzette degli "sbalzocchi", verrebbe portato all'asta del Mercato rispettando il turno di arrivo, senza fare il tocco.
Chi arriva prima vende prima, chi arriva dopo vende dopo.
Ogni peschereccio è obbligato a segnalare alla Capitaneria sia l'uscita sia l'ingresso in porto: per evitare le discussioni attuali sarebbe sufficiente che la Capitaneria desse al Direttore del Mercato l'elenco dei rientri in porto con gli orari per far rispettare questa regola al momento di indire l'asta.
Una volta scaricato il pescato i pescherecci andrebbero ad ormeggiarsi lungo la banchina nord o lungo la banchina sud.
Senza considerare che, con la nuova banchina, in quel punto la corrente del fiume si velocizzerebbe e quindi non si formerebbero più le secche.

Dicevamo dell'asta del Mercato Ittico che non è più in auge.

Il motivo principale sta nel fatto che proprio nel periodo in cui andava meglio (nel senso che i prezzi erano soddisfacenti per i pescatori e l'offerta abbondante e varia), data la presenza di numerosi commercianti "pesciaroli" che venivano a comprare dai paesi della provincia e anche da fuori provincia, o da fuori regione, sono cominciati i "dispetti" fatti alle auto degli stessi.
Il taglio delle gomme è diventata una normalità; di modo che prima uno, poi l'altro, i commercianti forestieri sono stati dissuasi dal frequentare l'asta del pesce.

Il motivo è fin troppo chiaro: meno commercianti, meno concorrenza. Meno concorrenza all'acquisto, prezzi più bassi per i commercianti rimasti. Ma anche prezzi più bassi per i pescatori, che hanno cominciato allora a portare il pescato su altri mercati (Roma, etc...).

E quindi l'asta del Mercato di Pescara si è impoverita. Anche qualitativamente, perchè le partite di pesce migliori vanno sugli altri mercati. Si è impoverita per tutti, anche per le casse del Comune e dello Stato, che hanno visto calare il fatturato, tranne che per i commercianti rimasti.

Il problema doveva e deve ancora essere risolto. Come ?

Secondo noi, intanto, l'area davanti all'ingresso del mercato dovrebbe essere dedicata solo ai commercianti che abbiano un pass (permesso d'ingresso) al parcheggio. E il parcheggio riservato solo ad essi (quello delimitato in giallo):




Si risolverebbe il problema di dare loro un posto sicuro per accedere all'asta e si darebbe il vantaggio ai pescatori che i commercianti che partecipano all'asta siano numerosi.

Oppure si potrebbe suddividere così:



con lo spazio in rosso per i pescatori e quello in giallo per i commercianti:  poiché sulla banchina nord mancano gli spazi da adibire a parcheggio per i pescatori, come è sulla banchina sud, la sosta per le auto potrebbe essere lasciata ad essi nella stradina a fianco al Mercato Ittico (sia per i pescatori che hanno la barca ormeggiata quì sia per tutti gli altri che vanno al Mercato o devono sbrigare faccende con la Banca del Mercato, etc…). Basterebbe che il Comune si facesse dare l’elenco dalla Capitaneria e spedisse ad ognuno un pass colorato. D’altronde lo spazio in banchina è riservato solo agli addetti ai lavori e dovrebbe essere disponibile solo per le auto dei pescatori  che devono trasportare qualcosa sulle barche o dalle barche (com'è desiderio della Capitaneria da tempo). 


Ma questo non basta: ad evitare che dovessero ricominciare o persistere i tagli delle gomme delle auto o gli sfregi alle stesse, la zona dovrebbe essere pattugliata continuamente, nelle ore di funzionamento dell'asta, dalle forze dell'ordine. Continuamente !
Ci vorrebbe un po' di tempo per far tornare i commercianti a Pescara, perlomeno fino a quando questo "andazzo" non fosse terminato e convincere tutti quelli che se ne sono andati a Giulianova o S. Benedetto del Tronto a ritornare.
Convincendo i commercianti a ritornare all'asta del Mercato Ittico e i pescatori a non portare fuori il meglio del pescato, questa tornerebbe ad essere vasta e varia (cioè non ci sarebbe in vendita solo lo scarto ma anche il pesce di prima qualità) e noi sappiamo che se l'asta fosse "viva" e remunerativa non si vede perchè i pescatori dovrebbero passare le nottate sul camion diretti verso aste migliori. Con tutto l'aggravio di spese che hanno adesso.

Insomma l'intento dovrebbe essere quello di far venire i commercianti all'asta pescarese e non quello di far portare dai pescatori stessi il pesce su altre aste vicine o lontane. 

Detto questo, parliamo dell'asta vera e propria.

Adesso è elettronica e con due nastri trasportatori. Il vecchio recinto di legno è stato abbandonato e si è fatta avanti "la modernità".

All'interno del Mercato è stata costruito un anfiteatro al centro del quale ci sono i nastri trasportatori dove i commercianti vedono scorrere le cassette del pesce.

I commercianti/pesciaroli sono disposti sui gradoni dell'anfiteatro e da lì scelgono e comprano il prodotto (che si vede anche in grande in uno schermo), premendo un pulsante a cui corrisponde il nome della barca e la cassetta o le cassette di pesce (non tutti i pescatori "curano" il pesce allo stesso modo e quindi il nome della barca deve essere evidente, non solo a fini contabili ma per fare una selezione migliore). 

Possono accedervi anche compratori forestieri, tramite internet. Ma non sappiamo ancora come funziona la logistica dell'operazione di acquisto dall'esterno, per via telematica. Quindi su questo ci asteniamo.





interno del Mercato Ittico: dove c'era prima il recinto ad U adesso ci sono gli spalti dell'anfiteatro, sulla dx e in fondo sulla  sx, dove trovano posto i commercianti. Al centro ci sono i nastri trasportatori dove scorrono le cassette del pesce. In alto sulla trave centrale è sospeso il tabellone luminoso dove sono indicati il nome della barca, la specie contenuta nella cassetta, il peso e il prezzo d'asta. Certo la distanza tra i banchi dei commercianti e i nastri trasportatori è maggiore di quella che c'era nella vecchia asta che si faceva nel recinto ad U; e quindi la cassetta con il pesce si vede da più lontano. Con le telecamere in dotazione al nastro l'immagine della cassetta potrebbe essere proiettata su uno schermo grande, a fianco del tabellone con i prezzi, ed essere visualizzata meglio.

Tutte le operazioni vengono fatte in un ambiente diverso rispetto a 50 anni fa (come descritto prima) ma anche adesso sono sostanzialmente uguali.
Il conteggio dei prezzi viene fatto elettronicamente, come pure l'accredito ai pescatori del venduto.

Quindi, ritornando un po' indietro, se si desse ai commercianti la possibilità di tornare a frequentare il Mercato Ittico (dandogli i parcheggi e la sicurezza di non subire danni ai furgoni), l'asta ritornerebbe ad essere "viva" e gli stessi pescatori, che nel frattempo si sono attrezzati con i camion per andare su altri mercati, probabilmente riavrebbero la convenienza a portare il pescato all'asta del Mercato pescarese, rendendolo più ricco per sè stessi e per i commercianti. E in definitiva per la Città.
E d'altra parte i pescatori non dovrebbero sopportare nè le spese per andare fuori regione su altri mercati nè il disagio di farsi delle sgroppate notturne per portarvi in tempo il pescato.

Ma le aste dovrebbero essere sempre due, una al mattino presto, l'altra nel primo pomeriggio, per permettere ai commercianti di gestire gli acquisti nel modo migliore.


Invece adesso viene fatta una sola asta, al mattino presto, escludendo così dal mercato sia diversi commercianti che hanno abitudini diverse, sia quei pescatori (soprattutto quelli delle barche più piccole) che rientrano in porto nel primo pomeriggio perchè pescano più vicino alla costa. 

Le motocarrozzette: un altra consuetudine decaduta ma ancora necessaria è il trasporto del pescato dai pescherecci fino al Mercato (servizio ancora oggi pagato dai pescatori anche se non viene più effettuato).

Fino a pochi anni fa ad esso provvedevano gli inservienti del Mercato stesso, "gli sbalzocchi", con le motocarrozzette, le APE a quattro ruote (negli anni '50 e '60 era fatto ancora con i carretti a mano, trainati da un inserviente e con l'aiuto e l'accompagnamento del capo-pesca della barca, che rimaneva dentro al Mercato a controllare che tutto filasse "liscio", fino alla conclusione della vendita della propria partita di pesce. 

sbarco del pesce negli anni '60

E in quel mentre, sia dentro al mercato sia sulla banchina incominciavano i commenti sulla giornata di pesca, sulle zone frequentate, sul pesce migliore pescato in una zona piuttosto che in un'altra,... come raccontavamo all'inizio).


Ma la capacità di rendere complicata la vita ai pescatori dell'Amministrazione (Statale e Comunale - Capitaneria e Comune), si era ben vista con la disposizione lungo le banchine nord e sud del porto dei cordoli di cemento:


i cordoli lungo la banchina sud, regolarmente spostati perchè danno fastidio alle normali operazioni di banchina (carico e scarico, manutenzione, etc...)

e i cordoli lungo la banchina nord, anch'essi regolarmente spostati perchè danno fastidio

Con la motivazione di una maggior sicurezza per i pescatori (come se, abituati a star per mare, avessero bisogno dei cordoli per vedere dove comincia la banchina) o per cittadini e turisti passanti (a cui pure l'accesso alle banchine è vietato dai cartelli al loro ingresso), ne sono stati disposti in quantità lungo di esse.
Con il risultato di complicare tutte le operazioni di carico e scarico sulle barche e dalle barche.

Non ci risulta che alcuna banchina di altri porti sia  stata protetta da cordoli, sia se guardiamo aree propriamente portuali sia se guardiamo banchine turistiche (Venezia e dintorni).
L'operazione è stata fatta sotto un'Amministrazione passata (sempre la stessa ?) e tenuta in vita da quelle successive nonostante le proteste degli addetti (e alcuni infortuni a qualche malcapitato pescatore che si era dimenticato della loro presenza, nella foga del lavoro). 
E' il solito vecchio vizio dello Stato Italiano di essere non una mamma premurosa, ma invadente e di conseguenza dannosa.
E' vero che due o tre macchine, di persone purtroppo intenzionate a farla finita con la vita, sono finite nel fiume: ma questi dovrebbero essere episodi spiacevolissimi e valutati nella loro dimensione. Se avessero deciso di mettere in atto i loro propositi dal ramo di un albero o dal balcone della loro casa o dal Ponte del Mare, forse per questo si dovrebbero tagliare tutti gli alberi in circolazione o costruire le case senza balconi o tagliare il Ponte ?
Quelle persone, per di più, si sono buttate nel fiume sempre dalla banchina sud, protetta da una recinzione per via della presenza colà, da decenni, dello scalo commerciale e passeggeri e della dogana, e mai dalla banchina nord, libera e protetta solo dai cartelli e dal marciapiede lungo la strada.

Non potremmo d'altronde mai vedere i cordoli sulle banchine dei porti inglesi, dove pure è passata una mamma premurosa ma non invadente (e discutibile, forse, per altri versi - l'eccessiva libertà, secondo gli storici, lasciata al mondo della finanza internazionale, in grado di condizionare così l'economia di interi paesi -): la signora Thatcher. 

Che pure ha fra i suoi meriti quello di aver bonificato il fiume Tamigi, dove sono tornati a vivere i salmoni, inquinato in passato come il fiume Pescara

(E' comunque (forse) non una questione di pensiero politico ma di mentalità di un popolo.
Come per le autostrade: quelle inglesi sono statali e ognuno è libero di entrare e uscire in libertà (senza caselli, e perciò senza code, nè in entrata nè in uscita. E' lo Stato, con la riscossione delle tasse generali che provvede alla loro manutenzione senza complicare, per questo motivo, la vita ai suoi cittadini con i caselli). Noi invece abbiamo preferito (sempre lo stesso tipo di amministrazione ?) darle in concessione ai privati (per esempio, in Abruzzo, alla ditta Toto la Roma-Pescara e alla ditta Benetton la Bologna-Bari).
Nè la Thatcher (che pure ha tagliato tutte le spese statali che ha potuto) ci avrebbe mai pensato nè gli inglesi lo avrebbero sopportato. 
Crediamo che sia proprio una questione di mentalità: le tradizioni e i princìpi non andrebbero abbandonati su due piedi).

Ma, per tornare al Mercato Ittico, in fondo, è così che è nato Borgo Marina ai tempi di Castellammare Adriatico e poi Pescara riunita: nel senso che il Mercato del pesce è stato uno dei punti di riferimento storici ed economici per la crescita della Città nel suo insieme.
D'altronde la flottiglia pescarese (50 pescherecci per la pesca a strascico, 12/13 vongolare, 7/8 barche per la piccola pesca) è ancora la più numerosa e consistente della Regione (che complessivamente conta 102 pescherecci con quelli di Giulianova, Ortona e Vasto ).

Insomma, per concludere, con queste correzioni che possono essere facilmente recepite, con un nuovo assetto portuale, come spiegato in altra parte del blog, che dia una soluzione anche al traffico passeggeri e al traffico dei prodotti petroliferi, si possono superare tutti gli errori infrastrutturali recenti (diga e braccio di levante) e il problema della efficienza del Mercato Ittico, e ridare alla Città un porto in sintonia con il passato e con uno sguardo ad uno sviluppo verso traguardi "possibili". 

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novembre 2012 (aggiornato 17/10/2016)


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